In una rete soffocante di passioni taciute: 1949, lo «scandalo» di Dorothy Strachey
Dorothy Strachey, dalla National Portrait Gallery, Londra
Alias Domenica

In una rete soffocante di passioni taciute: 1949, lo «scandalo» di Dorothy Strachey

Scrittrici inglesi «Olivia», da Astoria
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 21 gennaio 2024

Nella famiglia Strachey la narrazione era una passione comune, condivisa. Lytton, oltre all’impegno maggiore delle opere biografiche celebri, firmò, nel corso del complesso lavoro per Gli eminenti vittoriani, nel 1913, l’incantevole racconto erotico Ermyntrude e Esmeralda, dialogo epistolare tra due signorine desiderose di conoscere i segreti del sesso (il testo, proposto per la prima volta da SugarCo nel 1970 è stato pubblicato da SE nel 1987 e in edizioni seguenti).

Julia Strachey, maestra del flirt e della conversazione, ha scritto due romanzi pungenti, amati sia dagli scrittori che dalla critica: Giornata ideale per un matrimonio (1932), uscito da Rizzoli nel 2012, e The Man on the Pier (1951).

L’autrice più sorprendente di questa famiglia bloomsburiana è però Dorothy Strachey, di cui Astoria manda opportunamente in libreria, a distanza di molti anni dalla precedente pubblicazione da Baldini&Castoldi, il notevole Olivia (traduzione, classica, di Carlo Fruttero, pp. 160, € 16,00), unica opera narrativa della signora che visse in Provenza, insieme al marito Simon Bussy, traducendo in inglese l’opera del suo amico André Gide. Il testo era uscito anonimo nel 1949 da Hogarth Press: l’argomento legato a un amore disperato tra una allieva e una maestra: la bella, talentuosa e assai oscura Mademoiselle Julie, sullo sfondo dell’esclusivo Les Avons: «situata in una delle parti più belle di una grande foresta e facilmente raggiungibile da Parigi».

In Italia la versione di Fruttero era uscita nel 1959 come Olivia di Olivia, recando in copertina una deliziosa fanciulla con cappello di paglia di Renoir. La storia intitolata «alla cara memoria di V. W.» è stata scritta in «un inverno ozioso e vuoto per il mio piacere, senza darmi pensiero della mia vanità o della mia modestia, senza preoccuparmi dei sentimenti altrui». La stesura era avvenuta in tempo di guerra, quando erano tornati alla ribalta i ricordi di una esperienza intensa e lontana, come prima dell’epoca di Siegmund Freud (tradotto peraltro per l’edizione ufficiale in inglese da un altro Strachey, James).

La prosa misurata dell’autrice usa Victor Hugo (da Les contemplations) per affermare che «le souvenir est voisin du remord». Il rimorso è quello di non aver potuto conquistare l’amore che sconvolge l’adolescente, che si dedica a esercizi di umiliazione per conquistare il suo amore. Nella rete soffocante di passioni non dette, la tragedia è dietro l’angolo. Mademoiselle Cara, legata a Mademoiselle Julie da una passione furente, quanto trattenuta, muore per uso eccessivo di cloralio e il collegio viene chiuso repentinamente. Alla voce narrante resta di consolarsi con il ricordo della perfetta lettura che l’insegna offriva alle allieve predilette, tra Molière e Racine.

Questo libro dal tono classico (che sembra prendere a modello La principessa di Clèves) viene riproposto con una appassionata introduzione di André Aciman, che in una prima stesura avrebbe voluto intitolare Oliver, in omaggio, il fortunatissimo Chiamami col tuo nome.

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