In Sardegna la destra corre a nascondersi. Todde può farcela
Girando per le strade, l’impressione è che l’unico presidente che i sardi voterebbero in massa è Gigi Riva. A tre settimane dalle Regionali in tutta Cagliari si vedono pochissimi manifesti elettorali, mentre i ricordi di “Rombo di tuono” si trovano ovunque.
L’apatia e il disinteresse per i destini del governo della regione sono però profondi. L’inchiesta che ha coinvolto l’attuale presidente Christian Solinas e la sua villa a Capoterra da ristrutturare praticamente regalata in cambio di appalti e lauree hanno certamente inciso. «Ho smesso di interessarmi di politica da 10 anni – racconta Nicola, cameriere di 33 anni – quando ho capito che le scelte di chi governa non risolvevano i problemi, che restano gli stessi di sempre qua in Sardegna».
Qualche sussulto di rabbia sociale arriva dalla decina di trattori che sfilano in centro città a clacson spianati e bandiera dei quattro mori ma scortati dalla polizia per evitare che sia considerato «corteo non autorizzato» con recenti conseguenze penali.
I POCHI CHE PRESTANO CASO agli spazi elettorali lungo le vie vicine alla stazione hanno reazioni infastidite: «Ma il Partito Sardo d’Azione è di nuovo alleato con la Lega? Emilio Lussu si sta rivoltando nella tomba», commenta la signora Rosa osservando i manifesti dei candidati del Psd’Az, partito di Solinas. Fra questi c’è Gianfranco Lancioni, indagato nell’inchiesta sulla villa di Solinas, l’unico candidato che per ora va in giro con il suo faccione per le vie della città, il cosiddetto “camion vela”.
EPPURE LA BATTAGLIA per chi diventerà presidente il 25 febbraio è incerta e con risvolti nazionali importanti.
Di sondaggi ufficiali non ce ne sono. Gli analisti danno per favorito Paolo Truzzu, partendo dal presupposto che le elezioni Regionali sono molto più simili alle Politiche, rispetto alle Comunali dove i cittadini premiano più il candidato dei partiti. Nonostante le forzature della Lega per tenere Solinas, la destra è compatta, il centro sinistra no: è diviso con tre candidati.
SI PARLA PERÒ INSISTENTEMENTE di una rilevazione che darebbe addirittura Alessandra Todde e il suo «campo largo» in testa di un punto e mezzo con un recupero fortissimo nell’ultimo mese. Se la vittoria nel Nuorese – sua terra natale – è scontata, il patto Pd-M5s verrebbe premiato a Cagliari città (Truzzu è il sindaco agli ultimi posti nelle classifiche nazionali di gradimento) e nel Sulcis sempre più deindustrializzato con l’infinita vertenza dell’ex Alcoa (ora Sider Alloys) e la nuova Portovesme srl. La destra resta forte a Oristano e nella zona di Olbia.
Lo stesso “sondaggio” dà Soru come «sgonfiato». Una sensazione rafforzata da quanto accaduto giovedì nell’incontro organizzato dalla Cgil con i due candidati progressisti. L’ex presidente, fondatore di Tiscali, ha interrotto più volte Todde e ha battibeccato perfino con persone del pubblico. Rimane infine Lucia Chessa di Sardegna R-Esiste che contesta la legge elettorale che «impedisce la partecipazione delle minoranze».
In queste ultime tre settimane di campagna elettorale lo schema è chiaro: Truzzu continuerà a scappare dal confronto con Todde (non se sono previsti) e a puntare sul solo consenso di Giorgia Meloni: nello spot di Fratelli d’Italia per le Regionali il suo candidato non viene nemmeno nominato. Il tutto ricordando che qui la Giunta regionale uscente dal 1994 non è viene confermata.
A CAGLIARI INVECE L’ADDIO anticipato di Truzzu, probabilmente porterà ad una sfida quasi unica nella storia della politica italiana: Zedda contro Zedda. All’ex sindaco di Cagliari dei Progressisti che ha mollato Soru per le Regionali tornando nei ranghi del centrosinistra, per la destra si opporrà l’ex vicepresidente Regionale di Forza Italia che si è dimessa dalla giunta Solinas e inizialmente pareva volersi candidare alle Regionali, dove invece non compare nemmeno tra i candidati in Consiglio.
IL TEMA PIÙ SENTITO DAI SARDI è certamente quello della sanità. Su questo la Cgil Sarda da ieri ha lanciato una mobilitazione sul territorio «perché il livello della sanità in Sardegna impone interventi urgenti e una netta inversione di tendenza», spiega il segretario della Cgil Sardegna Fausto Durante.
Secondo il Centro Studi della Cgil regionale la Sardegna è prima in Italia per rinuncia alle cure: 12,3% (media italiana 7%). Le persone fragili sono abbandonate: le strutture residenziali e semi-residenziali accolgono solo 162 persone ogni 100 mila mentre la media nazionale è 547 con vergognosi ritardi nell’esame delle pratiche da parte delle Commissioni per l’invalidità.
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