Politica

Schlein: «La testardaggine unitaria ci ha premiato»

La segretaria del Pd Elly Schlein - foto AnsaElly Schlein – Ansa

Regionali La leader Pd: per noi numeri impressionanti, vinciamo per unità e umiltà. Renzi: «Solo con noi si vince». Ma i numeri lo smentiscono: per Iv e Azione zero eletti in Emilia e Umbria. Lo stop di Fratoianni: siamo incompatibili

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 20 novembre 2024

«La testardaggine unitaria paga nelle urne». Il giorno dopo la doppia vittoria in Emilia-Romagna e Umbria, Elly Schlein si gode il successo. Definisce «impressionanti» i numeri del Pd, vicino al 43% in Emilia e sopra il 30% in Umbria e cerca di fare tesoro delle larghe coalizioni che si sono imposte nelle due regioni. «Il segreto delle due vittorie è: unità e umiltà. I nostri candidati hanno risposto così all’aggressività della destra», spiega in serata su Raitre a Il cavallo e la torre.

La segretaria incontra i parlamentari i dem, da cui riceve un lungo applauso: Lei stessa ne chiede altri due per i democratici delle due regioni al voto lo scorso fine settimana. Resta convinta che, oltre all’afflato unitario, il Pd abbia beneficiato della chiarezza su alcuni temi: sanità pubblica, scuola, salari. «Abbiamo ridato un profilo chiaro al Pd, la gente sa dove trovarci», il concetto che ripete. «Ci votano perchè siamo unitari e lo saremo ancora di più: le persone si aspettano questo da noi».

Il nuovo flop dell’alleato Conte agita i vertici dem, che guardano con preoccupazione all’assemblea 5s del prossimo fine settimana. Senza invasioni di campo, la speranza è che si affermi la linea di Conte che ha messo una sorta di fiducia davanti al voto degli iscritti sulla collocazione nel fronte progressista. E Schlein, in tv, gli fa un favore, definendo quello che fu chiamato «campo largo» una «coalizione progressista». «L’efficacia della nostra alleanza non si misura in larghezza ma in quanta giustizia sociale vogliamo produrre insieme».

Fino alla conclusione, domenica, della Costituente 5S non ci saranno passi avanti nelle dimensione nazionale della coalizione alternativa alla destre. E forse neppure nei giorni dopo. Ora il nodo è mettere in piedi delle coalizioni vincenti nelle regioni al voto nel 2025, in particolare Toscana, Puglia e Campania, governate dal centrosinistra. E non sarà un’impresa semplice, soprattutto nella regione governata da Vincenzo De Luca che, grazie alla legge appena votata in consiglio regionale, potrà ricandidarsi anche se il Pd non intende sostenerlo. Il Pd dovrà provare a mettere in piedi di nuovo delle coalizioni larghe, nonostante l’incompatibilità tra M5S e Avs da un lato e i renziani dall’altro.

Renzi ieri è tornato alla carica: «La politica dice che in Liguria senza di noi si è perso, in Emilia-Romagna e in Umbria abbiamo vinto: è la sconfitta di chi dice: “Non aprite a Italia viva, il centrosinistra può fare senza”». Un’affermazione smentita dai numeri: sia in Emilia che in Umbria i centristi (compreso anche Calenda) non hanno eletto alcun consigliere: nel primo caso i 4 renziani inseriti nella civica del candidato De Pascale hanno ricevuto meno voti di altri candidati, mentre la lista riformista con dentro Azione si è fermata all’1,7% (zero eletti).

In Umbria stesso copione: la lista Civici per l’Umbria con i renziani, ha preso l’1,5%, quella di Calenda il 2,3%. In ogni caso, oltre a Conte, anche Fratoianni chiude a future alleanze nazionali con Iv: «Ci sono profili programmatici assai diversi che in Parlamento abbiamo visto su salario minimo e sanità. Al paese interessa la proposta politica, la discussione sulla geometria delle alleanze poco o niente».

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