Ultimatum 5S: Conte e le condizioni per restare
5 Stelle Tra i parlamentari circolano i paletti fissati dal leader. Ma dopo le regionali Appendino avverte sulla coalizione: «Siamo diventati soci di minoranza». L’avvocato teme «boicottaggi e sabotaggi» all’assemblea costituente
5 Stelle Tra i parlamentari circolano i paletti fissati dal leader. Ma dopo le regionali Appendino avverte sulla coalizione: «Siamo diventati soci di minoranza». L’avvocato teme «boicottaggi e sabotaggi» all’assemblea costituente
Mentre il Movimento 5 Stelle si cimenta con il risultato elettorale di Umbria ed Emilia Romagna, e festeggiando la vittoria della coalizione si fanno i conti dei voti perduti, si alza la tensione in vista della contesa interna di Nova, assemblea costituente che si celebrerà nel fine settimana.
DI PIÙ: tra i parlamentari vicini a Giuseppe Conte, cioè la grande maggioranza di deputati e senatori, circola il timore che «il presidente» decida di fare un passo indietro se l’appuntamento consessuale dovesse clamorosamente contraddire la sua linea politica. Meglio ancora: esistono dei paletti che secondo i contiani non si possono oltrepassare, e sarebbero tre. Il primo investe il ruolo di Beppe Grillo. Conte considera, dicono, che se dovesse essere confermata questa forma «medioevale» del padre padrone a mandato illimitato, allora non ci sarebbe posto per lui. Il secondo paletto ha a che fare con la collocazione politico-culturale del M5S, che dopo varie traversie sembra approdato sul lato progressista dello spettro partittico. La terza condizione, infine, riguarda il riconoscimento della possibilità di stringere alleanze, quando ce ne siano le condizioni, con le forze che si oppongono alla destra.
NEL M5S HANNO paura che Grillo o chi per lui possa decidere di sabotare o boicottare l’assemblea costituente. Non è difficile capire che questo timore si riferisca al fatto che alcuni seguaci del fondatore abbiano salutato con favore l’aumento dell’astensione alle regionali, alludendo al fatto che astenersi sia la scelta migliore anche nei giorni dell’assemblea costituente. La faccenda è cruciale: per validare le votazioni online che accompagneranno Nova serve la partecipazione del 50% più uno degli iscritti. E per approvare la modifica allo statuto (cosa che serve per metter mano alla figura del garante) serve la maggioranza qualificata. Le due condizioni non sono facili, visto che storicamente, anche negli anni più felici, la gente non sgomitava per votare online.
SE QUALCOSA non dovesse andare per il verso giusto, insomma, Conte considererebbe di non essere l’interprete della linea politica. «Voglio fare un appello – dice non a caso l’ex premier ai suoi – Dal 21 al 24 avrete la possibilità di votare e decidere il futuro dei 5 stelle. Le questioni le avete poste voi, le soluzioni le avete indicate voi. Non resta adesso che votare per definire gli obiettivi strategici». E ancora: «Non possiamo più, dopo avere assunto responsabilità di governo, riproporre la logica del vaffa. Devono prevalere le soluzioni per migliorare la qualità della vita dei cittadini».
TUTTO CIÒ si intreccia con la delusione che circola sul risultato elettorale. A esplicitare il malumore è Chiara Appendino. «Quando perde il modello di paese del trittico Meloni-Salvini-Tajani e prevalgono le coalizioni progressiste, anche grazie al supporto del M5S, è un bene – dice l’ex sindaca di Torino – Però non voglio girarci intorno: non sono né felice né soddisfatta». Quando parla della coalizione, la deputata 5S diventa ancora più esplicita: «La mancanza di un’identità forte sta facendo disperdere il nostro vento nelle vele del Partito democratico – prosegue Appendino – In questo sciagurato schema ci stanno fagocitando e siamo diventati il socio minoritario, quando va bene. Al di là dei tatticismi e delle geometrie politiche, dobbiamo ritrovare noi stessi».
ALLARGANDO lo sguardo, c’è un altro dato che emerge dal voto in Umbria ed Emilia Romagna. Deriva dal successo del Partito democratico. E riguarda il fatto che le due principali forze che dopo il Pd compongono il campo della possibile coalizione alternativa alle destra, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra, rischiano di perderepotere contrattuale e peso nei rapporti di forza dentro l’alleanza. Sulla Rai, sulla pace, sui temi delle politiche sociali e sull’atteggiamento da tenere nei confronti di Matteo Renzi, solo è per citare alcuni temi, pentastellati e rossoverdi negli ultimi tempi hanno giocato di sponda, cercando di stanare Elly Schlein. Volevano incalzare la segretaria dem, spingerla a sciogliere le proprie ambiguità per liberarsi delle incrostazioni moderate. Ma il rischio, adesso, è quello di restare incastrati nella condizione che Appendino definisce brutalmente come quella dei «soci di minoranza».
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