«Estremisti rabbiosi che non hanno proposte e argomenti e sanno solo gettare fango sugli avversari». Giorgia Meloni ha rispolverato la grinta della leader underdog ieri pomeriggio alla Fiera di Cagliari, davanti a quasi quattromila persone, durante la convention del centrodestra che ha chiuso la campagna elettorale di Paolo Truzzu in vista delle elezioni regionali di domenica prossima. «A Paolo – ha insistito la presidente del consiglio – voglio dire di non preoccuparsi per il fango che hanno tentato e tenteranno di gettargli addosso. Ci siamo passati tutti, ma io penso che sia sempre una buona notizia. Dimostra il nervosismo di partiti senza più un’identità, senza proposte da fare, senza risposte da dare e senza più la gestione del potere che lungamente li ha tenuti in piedi».

LA LEADER DI FRATELLI d’Italia ha poi attaccato i provvedimenti dei governi Conte e rivendicato le decisioni della sua maggioranza. Nel mirino soprattutto il reddito di cittadinanza, «con il quale si è sprecato denaro che poteva andare in infrastrutture di cui c’è tanto bisogno», e il superbonus, «che ha permesso ai ricchi di ristrutturarsi le seconde case». «L’Italia oggi – ha aggiunto – ha il più alto tasso di occupazione, trainato dalla crescita del lavoro femminile. Abbiamo smesso di usare i soldi per pagare chi non lavorava e li abbiamo dati alle imprese per assumere a tempo indeterminato. La sinistra i soldi li ha dati ai più ricchi, a chi stava meglio, noi alle famiglie e a chi è in difficoltà». Poi bordate contro il Campo largo: «Noi del centrodestra non stiamo insieme per costrizione, stiamo insieme da trent’anni. E non veniamo in Sardegna a fare l’esperimento del Campo largo. Ma che è? Largo rispetto a un campo da calcio? I sardi non meritano di essere cavie di un esperimento per mettere insieme gente che a Roma manco si guarda e qui in Sardegna fa finta di volersi bene. Lo abbiamo già visto il Campo largo: quando metti insieme chi non ha visione comune e a malapena si sopporta, i risultati sono quelli del Conte 2».

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IN LINEA CON MELONI gli altri interventi. «La formula politica che ha governato la Sardegna negli ultimi cinque anni – ha detto il governatore uscente Christian Solinas – merita continuità. Tra Covid e guerre, non è stato facile, ma abbiamo fatto bene. Ora dobbiamo portare a compimento le azioni intraprese». Truzzu ha attaccato la coalizione guidata dalla pentastellata Alessandra Todde, che vede alleati Pd e M5S, ripetendo le argomentazioni di Meloni su quello che il centrodestra indica come un progetto politico destinato al fallimento: «Pd e M5s vogliono fare in Sardegna un esperimento: testare le possibilità di consenso del Campo largo per poi estendere il modello a livello nazionale. È un’operazione che non ha niente a che fare con i bisogni e le esigenze della nostra regione. Ma noi gli impediremo di fare della Sardegna una cavia».

Sciabolate in perfetto stile leghista sono arrivate da Salvini: «Noi ai sardi abbiamo dato con Solinas e daremo con Truzzu concrete prospettive di lavoro; nell’altro campo ci sono quelli del reddito di cittadinanza, quelli che ti pagano per stare a casa a non far niente». Infine, il leader di Forza Italia Antonio Tajani: «Mi dispiace per la sinistra, ma noi, al contrario di loro, andiamo, d’amore e d’accordo e lavoriamo insieme per vincere le elezioni in Sardegna, nel resto d’Italia e anche in Europa. Si mettano l’anima in pace».

DUE EPISODI hanno movimentato la giornata di ieri. Del primo sono stati protagonisti gli agricoltori e i pastori in agitazione contro le politiche Ue. Con i trattori hanno bloccato il traffico all’ingresso della città e all’altezza del porto chiedendo di incontrare Meloni. Senza riuscirci. Al centro del secondo episodio Renato Soru, che ha avuto un diverbio con uno dei giornalisti invitati dalla Rai per registrare un confronto, al TgR Sardegna, fra tutti i candidati governatori. Il diverbio si è innescato quando a Soru è stato chiesto che cosa non sopportasse dei suoi avversari.

Il fondatore di Tiscali è passato all’attacco mettendo nel mirino la scarsa visibilità che gli avrebbero riservato alcuni media regionali. A questo punto uno dei cronisti ha chiesto a Soru di indicare le testate di cui parlava e nome e cognome dei giornalisti che non avrebbero tenuto un comportamento corretto. La cosa è degenerata, la registrazione è stata sospesa ed è ripresa solo dopo la cancellazione del segmento con lo scontro verbale tra Soru e il cronista. Ma il caso è finito in commissione di vigilanza Rai, con i 5S che hanno chiesto che l’episodio tagliato sia trasmesso: «Riteniamo corretto – dicono gli esponenti M5S – che i cittadini e gli elettori sardi possano vedere il video per intero e giudicare quanto è accaduto».