Verso il 25 Aprile Milano è alla ricerca di una difficile unità. Non che gli altri anni sia andata sempre liscia, polemiche e tensioni nel corteo della Liberazione ci sono sempre state perché da sempre raccoglie al suo interno anche le questioni divisive del momento. Se gli anni scorsi però le polemiche erano riferite soprattutto alle strumentalizzazioni della destra o a settori minoritari del corteo, quest’anno le divisioni sono tutte dentro la famiglia allargata della sinistra e minano direttamente la principale associazione antifascista italiana, l’Anpi, e i suoi attuali vertici.

Come sempre il corteo milanese è stato organizzato dal Comitato Permanente Antifascista dove ci sono dentro partiti, associazioni, sindacati e dove unitariamente sono stati costruiti gli interventi dal palco, la disposizione lungo il corteo, le parole d’ordine della giornata: pace, solidarietà, antifascismo. Il percorso è quello classico: partenza alle 14.30 da corso Venezia, arrivo in piazza Duomo dove ci saranno gli interventi dal palco. Parleranno il sindaco di Milano Beppe Sala, il presidente nazionale dell’Aned (gli ex deportati nei campi nazisti) Dario Venegoni, il segretario della Cgil Maurizio Landini, una lavoratrice ucraina vicina al sindacato e che vive a Milano, Tetyana Bandelyuk, e infine il presidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, bersaglio in questi giorni della destra e di chi è favorevole a inviare armi all’Ucraina. A rinfocolare le polemiche sono arrivate anche alcune dichiarazioni di Sala: «L’ho detto che non mi ritrovo in tante dichiarazioni di Pagliarulo.

Lui ci sarà alla manifestazione del 25 aprile ma non credo sarà quello il momento per chiarire. Mi piacerebbe che chiarisse meglio il suo pensiero in questi giorni, magari aiuterebbe un po’ la serenità di quella data». E ancora: «Credo che si debba stare inequivocabilmente dalla parte dell’Ucraina, che sia corretto fornire loro le armi per combattere. D’altro canto festeggiamo la Liberazione che non è stata ottenuta con le margherite in mano». Il presidente dell’Anpi di Milano Roberto Cenati, non allineato alle posizioni di Pagliarulo, ha chiesto di stoppare le polemiche: «Sarebbe bene che si impegnassero tutti a fare una grande manifestazione». Sarà una manifestazione «complicata per la situazione mondiale» ha detto Cenati, «ma tutti hanno detto di volere che riesca bene e in modo pacifico».

In piazza ci sarà anche la comunità ucraina che a Milano è numerosa, 22 mila persone, ma senza referenti riconosciuti. Il timore è che insieme alle bandiere gialloblu possano sfilare anche simboli dei movimenti ultranazionalisti ucraini. Di sicuro ci saranno tante bandiere della pace che caratterizzeranno insieme agli straccetti bianchi già simbolo di Emergency lo spezzone della rete Milano contro la guerra, fatta di associazioni della sinistra di base, centri sociali e Ong. «Il nostro programma per il 25 aprile riguarda l’unità, soprattutto intorno all’Anpi, vittima di polemiche strumentali» dice Valter Boscarello di Milano contro la guerra. «Siamo quelli che hanno mandato decine di carovane in Ucraina per aiutare le popolazioni civili e abbiamo riportato in Italia decine di profughi». Per Selam Tesfai, sempre di Milano contro la guerra, «chi è a favore dell’invio delle armi dichiara guerra al futuro. Serve una cultura di pace e disarmo». Nelle scorse settimane era partita da Milano, dal direttore del Museo della Brigata Ebraica Davide Romano, la polemica sulle bandiere della Nato, annunciate e poi ritirate su richiesta di tutto il Comitato Permanente Antifascista milanese. Qualcuno però sui social dice di volerle portare lo stesso. Basterà poco per conquistarsi i titoloni sui siti e nei Tg.