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In India medici in rivolta. E le donne escono dal buio

Mumbai, 19 agosto, una delle tante manifestazioni contro la violenza sulle donne di questi giorniMumbai, 19 agosto, una delle tante manifestazioni contro la violenza sulle donne di questi giorni – Ap

India Femminicidi e personale sanitario a rischio. Non si placano le proteste per il caso della tirocinante violentata e uccisa in ospedale durante il turno notturno. A migliaia ogni mezzanotte si riversano nelle strade delle città

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 20 agosto 2024

Da una settimana migliaia di donne, allo scoccare della mezzanotte, si riversano per le strade delle principali metropoli indiane per «riprendersi la notte». Marciano impugnando torce, candele e cartelloni, popolando spazi che la società indiana non prevede siano attraversati da donne «per bene» dopo il tramonto, e lo fanno mano nella mano: madri e figlie, compagne di università, mariti e fidanzati solidali con una battaglia femminista che in India da anni si riaccende quando i fatti di cronaca portano la violenza contro le donne in cima ai notiziari.

QUESTA VOLTA È SUCCESSO a Kolkata, la capitale del Bengala Occidentale, quando il 9 agosto le autorità del RG Kar Medical College trovano il cadavere di una tirocinante di 31 anni. La donna aveva terminato il turno di notte e si stava riposando in una sala adibita informalmente a camerata per il personale medico.

L’autopsia confermerà che prima di morire strangolata la donna era stata violentata. Le autorità dell’ospedale universitario avevano contattato la famiglia della vittima dicendo che loro figlia «si era suicidata» e per giorni tutta la catena istituzionale dello stato – dalle autorità ospedaliere alla polizia, fino ai giudici e ai vertici del governo locale – secondo i manifestanti si è mossa con troppa approssimazione e troppa leggerezza, tanto da far sollevare accuse di tentativi di insabbiamento.

I PRIMI A MANIFESTARE sono stati il personale medico e infermieristico, che hanno accusato l’amministrazione di falle macroscopiche nelle misure di sicurezza all’interno dell’ospedale: niente aree riposo per chi fa il turno di notte, illuminazione scarsa tra l’ospedale e i dormitori, telecamere di sicurezza spente o malfunzionanti, guardie giurate appaltate a servizi interinali che non addestrano a sufficienza uomini e donne che dovrebbero garantire la sicurezza all’interno della struttura.

Il tema delle violenze contro il personale medico ha presto raggiunto dimensioni nazionali, con le associazioni di categoria che da giorni stanno scioperando – garantendo il servizio emergenziale – per spingere il governo centrale a inasprire le leggi contro le aggressioni a medici e infermieri e imporre condizioni di sicurezza sul lavoro spesso totalmente disattese, soprattutto nelle strutture pubbliche.

MA CON PIÙ FORZA si stanno facendo sentire i movimenti femministi. Non solo chiedono giustizia per la famiglia della vittima, ma cercano di portare all’attenzione dell’opinione pubblica la discriminazione sistemica che colpisce le ragazze e le donne del Paese più popoloso del mondo e che affonda le radici in una società indiana ancora fortemente patriarcale.

Per questo le manifestazioni notturne di «Reclaim the night» sono idealmente la prosecuzione di altre marce storiche che hanno contraddistinto il movimento femminista indiano fin dalla fine degli anni Settanta e che hanno dato vita a iniziative di protesta come Blank Noise, associazione basata a Mumbai che da anni organizza marce notturne nella capitale economica indiana per combattere una concezione estremamente patriarcale degli spazi pubblici che è trasversale e non fa distinzioni di classe, casta e religione: quando cala il sole, le donne devono starsene a casa.

LE PROTESTE hanno coinciso con le celebrazioni dell’indipendenza indiana di giovedì 15 agosto. Il primo ministro Narendra Modi, nel suo discorso ufficiale, ha detto: «Vorrei esprimere ancora una volta il mio dolore . Come società dobbiamo seriamente riflettere sulle atrocità commesse contro le donne. Il Paese è indignato. Sento questa indignazione. Il Paese, la società e i governi locali devono occuparsene seriamente». Mamata Banerjee – che col suo Trinamool Party guida il governo locale del Bengala occidentale – è sotto accusa per non aver saputo garantire la sicurezza delle donne del suo stato e, in questi giorni, ha dato mandato alla polizia di bloccare le proteste, pur se largamente pacifiche. Banerjee governa ininterrottamente dal 2011 e a livello nazionale è considerata una delle principali oppositrici di Modi e del Bharatiya Janata Party, il partito della destra hindu.

LE INDAGINI del femminicidio di Kolkata sono passate a una delle polizia federali indiane e al momento un volontario dell’ospedale è in stato d’arresto come principale sospettato.

Secondo il National Crime Records Bureau ogni anno in India si registrano quasi 32.000 violenze sessuali. Ma il dato comprende solo i reati denunciati e non tiene conto di un sommerso realisticamente molto, molto più ingente.

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