È molto peggio dell’emergenza-migranti che nel 2015 fece tremare i polsi e la poltrona all’ex cancelliera Angela Merkel. È una bomba a orologeria pronta a scoppiare da un momento all’altro, visto che la macchina istituzionale dell’accoglienza è ormai prossima al collasso.

Alla fine di dicembre la Germania raggiungerà la cifra-record di 1,2 milioni di immigrati registrati negli ultimi dodici mesi: il 35% in più rispetto all’ondata definita «biblica» degli 890 mila siriani arrivati in massa sette anni fa. Ai 200 mila richiedenti-asilo principalmente provenienti da Afghanistan e Medio Oriente si somma il milione di profughi di guerra ucraini accolti fin dalla fine di febbraio nel flusso senza fine che sembra non aver ancora raggiunto l’apice. A Berlino nelle prossime settimane, con il progressivo calare della temperatura, ci si aspetta la partenza dall’Ucraina di altre decine di migliaia di persone messe in fuga dalla sistematica distruzione della rete energetica da parte di Putin.

Da Bruxelles, il capogruppo del Ppe, Manfred Weber della Csu, mette in guardia dall’«inverno drammatico per i rifugiati, con la Germania che sta attualmente camminando come un sonnambulo verso la nuova crisi dei migranti». È certamente la voce del partito di opposizione, tuttavia sotto il profilo dell’accoglienza il Paese è realmente stremato. Tutti i Land, di qualunque colore politico, hanno segnalato al governo Scholz come stia per terminare qualunque risorsa: denaro, alloggi temporanei, posti nelle scuole e soprattutto il lavoro. Nonostante la Repubblica federale abbia dichiarato ufficialmente il «fabbisogno» annuo di almeno 400 mila lavoratori stranieri e venerdì scorso il Bundestag abbia approvato il disegno di legge per accelerare l’iter di cittadinanza per migranti che già vivono in Germania (basteranno cinque anni di residenza anziché otto) due terzi dei profughi ucraini non ha ancora un impiego e sopravvive soltanto grazie ai sussidi pubblici erogati principalmente dagli enti locali.

Da gennaio a dicembre 2022 il governo centrale ha girato ai 16 Land federali ben 3,5 miliardi di euro, stanziandone ulteriori 2,8 in vista del 2023. Ma servono quasi 70 mila alloggi da trovare prima della fine dell’inverno, senza contare i costi per i sempre più numerosi corsi di integrazione, insegnanti compresi.

Per ora il “modello tedesco” ha retto solamente grazie alla solidarietà dei cittadini, come sottolinea Sibylle Keupen, sindaca di Aquisgrana (indipendente e ambientalista) che in primavera ha dovuto “requisire” ben undici palestre restituendone poi sette. Ci è riuscita grazie agli appartamenti cercati freneticamente e trovati in numero giusto sufficiente a tappare l’ennesima emergenza.

«Sono contenta che i profughi saranno finalmente trasferiti in alloggi con maggiore privacy e la possibilità di cucinare da soli. Ma la situazione rimane molto dinamica e politicamente tesa. Le terribili notizie sui danni alle infrastrutture in Ucraina ci stanno preoccupando non poco: di sicuro durante l’inverno molti ucraini cercheranno rifugio nella nostra città. Non posso quindi escludere che le palestre saranno nuovamente necessarie per ospitare i rifugiati. Stiamo facendo del nostro meglio».

Attualmente, il numero di rifugiati ospitati stabilmente ad Aquisgrana è di 2.722 persone, di cui circa 900 provenienti dall’Ucraina. Ma il numero cresce ogni giorno, spiegano in Municipio. Nessuno in Germania può né si azzarda a fare previsioni. E al contrario del 2015 nessuno dice «Wir schaffen das» («Ce la faremo»).