In fuga nel metaverso dalle angosce del presente
Narrativa «L’antimondo» di Nathan Devers, pubblicato da e/o. A metà strada tra invenzione letteraria e speculazione filosofica, il libro racconta la rinascita digitale di Julien Libérat e il suo tentativo di costruirsi un’esistenza degna di questo nome lontano, o meglio «altrove», rispetto alla sua vita materiale. La presentazione oggi alle 19,30 all’Institut Français di Roma con Henri Verdier, Cecilia Alvarez e Éric Salobir
Narrativa «L’antimondo» di Nathan Devers, pubblicato da e/o. A metà strada tra invenzione letteraria e speculazione filosofica, il libro racconta la rinascita digitale di Julien Libérat e il suo tentativo di costruirsi un’esistenza degna di questo nome lontano, o meglio «altrove», rispetto alla sua vita materiale. La presentazione oggi alle 19,30 all’Institut Français di Roma con Henri Verdier, Cecilia Alvarez e Éric Salobir
Anche senza ricorrere all’immagine brutale evocata ne La macchina del tempo di H. G. Wells di un futuro dominato dallo scontro tra due tipi umani altrettanto inquietanti, gli Eloi, infantili e stupidi, e i Morlocchi che allevano consapevolmente i primi per cibarsene, il tema – e la critica – di un progresso destinato a trasformarsi in distopia attraversa gran parte della narrativa che guarda al futuro partendo dalle storture del presente. O immaginando, come fanno con esiti diversi ma eguale maestria Philip K. Dick e J. G. Ballard, che le contraddizioni in cui è immersa la società conoscano un epilogo drammatico.
IL RAPPORTO con quella che un tempo di sarebbe definita sbrigativamente «tecnologia» e che ora è parte integrante non solo del nostro stile di vita ma anche del nostro modo di pensare e pensarci, ha acquisito in tale prospettiva un spazio spesso dominante. Tra le molte riflessioni sull’argomento si segnala il romanzo di Nathan Devers L’antimondo (e/o, traduzione di Giuseppe Giovanni Allegri, pp. 252, euro 18,50) che racconta di come un musicista trentenne immagini di uscire dalla crisi che lo tormenta «entrando» in un mondo parallelo e virtuale che gli consenta di giocarsi una seconda chance con la vita.
A metà strada tra invenzione letteraria e speculazione filosofica – l’autore, 25enne laureato dell’Ecole Normale Supérieure è docente di filosofia e già autore di un romanzo e del saggio Généalogie de la religion che indaga come da un fondamento spirituale si possa erigere una struttura sociale articolata intorno al sacro -, il libro racconta la rinascita digitale di Julien Libérat e il suo tentativo di costruirsi un’esistenza degna di questo nome lontano, o meglio «altrove», rispetto alla sua vita materiale. Quasi una versione nel segno della realtà virtuale del drammatico Diario di Edith di Patricia Highsmith.
È online che Julien incontra la realtà parallela dove tutto gli appare possibile, L’Antimondo che dà il titolo al romanzo, e dove, creato il proprio avatar con il nome di Vangel, penserà di realizzare finalmente i propri sogni. La scoperta avviene quando la vita del giovane pianista sembra girare a vuoto: con la sua musica non riesce a campare e è costretto ad ogni sorta di lavoro per arrivare a fine mese, la sua ragazza lo ha appena mollato e lui ha dovuto lasciare la casa in cui abitavano insieme per un alloggio nella banlieue parigina di Rangis, in mezzo ai campi di barbabietole.
ALLA DEPRESSIONE incombente si sostituisce l’euforia e, passo dopo passo, il giovane si trova immerso in una nuova comunità con la quale interagisce tra selfie, like e post sui social, attorniato dai suoi followers, non percependosi più come un marginale, ma come una figura di successo, al centro di una vasta rete di relazioni. Vive «insieme e distante», connesso ma solitario, fino a individuare, da quella realtà, l’accesso a un metaverso a grandezza naturale reso abitabile dal 3D. Ma, alla fine del percorso, di Julien resterà ben poco, solo Vangel dominerà la scena. E il ritorno alla dimensione umana avrà un prezzo altissimo.
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