Lo stallo al fronte non significa che nelle città ucraine si riesca a vivere al sicuro. Tra domenica e lunedì 59 ordigni russi si sono abbattuti su sei regioni ucraine causando almeno 5 morti e decine di feriti. Intanto il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, lancia l’allarme: «Se il sostegno economico europeo dovesse venir meno l’Ucraina non ha un piano B».
Il comandante delle forze armate ucraine, Valeri Zaluzhny, ha dichiarato che, nonostante la contraerea ucraina sia riuscita ad abbattere 18 missili e 8 droni kamikaze, una pioggia di bombe ha preso di mira «infrastrutture civili e industriali e obiettivi militari nelle regioni di Kharkiv, Dnipropetrovsk, Zaporizhzhia e Khmelnytsky». Secondo il comando militare meridionale ucraino, le regioni costiere di Odessa e Mykolayiv sono state protette dai sistemi di difesa aerea ma i frammenti di un drone esploso in aria sono comunque riusciti a provocare un incendio nei pressi del principale porto ucraino.

Mosca ha rivendicato subito l’attacco, confermando che gli obiettivi erano «siti industriali e raggruppamenti militari in 108 aree dell’Ucraina», colpiti anche con i famosi missili Kinzhal, il fiore all’occhiello dell’artiglieria russa. Negli attacchi, stando a fonti ufficiali del ministero della Difesa, sono stati impiegati «missili a lunga gittata lanciati dal mare e da aerei, compresi i Kinzhal». Gli stessi funzionari sostengono di aver colpito con successo un quadrante dove era in corso una riunione dei comandanti della 101° Brigata dell’esercito ucraino. Ma la paura dei bombardamenti non colpisce solo le amministrazioni comunali ucraine. Da Belgorod, una grande città di confine russa a meno di 60 km dal confine con Kharkiv «bersaglio di diversi attacchi da parte delle forze di Kiev negli ultimi giorni», «circa 300 residenti sono già stati evacuati», ha spiegato il governatore della regione, Vyacheslav Gladkov. Poco dopo le forze russe hanno annunciato di aver intercettato un missile nemico diretto proprio verso Belgorod. In serata un missile ucraino ha inoltre centrato un ponte ferrioviario nei pressi di Mariupol.

Nelle retrovie la macchina della propaganda non si ferma. Il presidente Putin ha celebrato il Natale ortodosso davanti alle telecamere e in compagnia di alcune famiglie di soldati caduti in Ucraina nella sua residenza privata. Secondo l’Istituto per gli studi sulla guerra, che cita un media d’opposizione russo, «le famiglie di caduti ricevute dal presidente russo per il Natale ortodosso erano state accuratamente scelte dal Cremlino fra persone legate al governo e all’esercito e alcuni dei presenti erano già apparsi in altri eventi con Putin». Intanto, fuori dalle mura del Cremlino, qualche decina di donne ha messo in atto una protesta silenziosa sulla tomba del milite ignoto deponendo garofani rossi sul sacrario. «Abbiamo provato ad attirare l’attenzione delle autorità e del pubblico sul nostro appello» ha dichiarato una delle donne all’agenzia Afp.
Da Roma, infine, il Papa ha rinnovato l’invito a porre fine a «due anni di guerra su larga scala della Russia contro l’Ucraina» «attraverso il negoziato, nel rispetto del diritto internazionale».