Italia

In centinaia manifestano contro il razzismo

Udine Un colpo d’occhio eccezionale: piazza Primo Maggio è piena, nonostante il fango lasciato dalla pioggia di questi giorni. In tanti hanno voluto esserci e dire che i migranti devono essere […]

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 27 settembre 2020

Un colpo d’occhio eccezionale: piazza Primo Maggio è piena, nonostante il fango lasciato dalla pioggia di questi giorni. In tanti hanno voluto esserci e dire che i migranti devono essere accolti, che ogni uomo ha diritto al rispetto e alla dignità. Che il mondo deve smettere di pensarsi come una ragnatela di confini, di muri, di fili spinati.

Udine ha dimostrato che c’è consapevolezza di chi sono i migranti e di quanto bestiale è stato il percorso che hanno dovuto fare fino a qui. Di quanto è intollerabile che l’arrivo di persone ferite e spaventate venga visto come un disturbo, addirittura una criminosa invasione. Che è uno scandalo ammassarli dentro campi di detenzione quando non si è fatto in tempo a ributtarli indietro o farli girare da un campo all’altro lungo l’Italia, impedendo loro persino la tutela della salute e dei diritti legali. Venti giorni in un pullman, un cesso chimico poco distante e il manicotto dell’irrigazione per provare a lavarsi: questa l’ultima trovata in regione per la quarantena di un gruppo di afghani.

Ieri sera a Udine c’erano tutte le anime dell’antirazzismo: anche le Sardine, con le loro colorate coreografie e tutti quelli che volontariamente, da anni, seguono i migranti in arrivo e offrono aiuto e ne parlano e organizzano convegni e raccolgono documentazione e producono articoli, libri, documentari. Proposta dalla rete DASI (Diritti, Accoglienza e Solidarietà Internazionale) del Friuli Venezia Giulia, 70 associazioni hanno aderito portando in piazza la propria esperienza e la propria determinazione, da Ospiti in arrivo a No Borders e ICS e Centro Balducci. Contro una Regione cieca e sorda che agita la bandiera leghista per seminare divisioni, sospetti, odio e che si esprime con la spocchiosa sufficienza di chi pensa di essere superiore. Inutile ripetere le tante dichiarazioni di quei rappresentanti istituzionali che quotidianamente dileggiano e scherniscono i migranti che continuano a presentarsi dentro i nostri confini: famiglie, piccoli gruppi, sempre più ragazzini, che schivano i controlli ed escono dai boschi, scendono dal Carso, arrivano a Trieste soprattutto e, ultimamente, a Udine.

In Bosnia la situazione è al collasso da tempo: migliaia di persone dormono nei boschi, fuori dai campi sovraffollati dove la polizia ha tagliato l’acqua e perseguita chiunque provi a portare un aiuto. Scappate dalla distruzione dei loro paesi, non hanno dove tornare né trovano dove andare. Eppure continuano i respingimenti informali anche dall’Italia, con le contraddittorie parole del ministero dell’interno che prima riconosce che questa prassi è consolidata e poi ammette che impedire la richiesta di protezione internazionale è illegale. All’Italia che sempre di più incrudelisce il proprio atteggiamento nonostante le promesse di modifica dei decreti salviniani, si è sommata in questi giorni l’Europa presentando un piano per molti versi inaccettabile.

E’ solo una cornice, è vero, ma è impregnata di veleno: i migranti restano dove arrivano, lì si svolgono le procedure di riconoscimento e di quarantena, da lì si rimandano a casa se qualcuno paga il viaggio o si accolgono se qualcuno se li prende. Vuol dire nuovi campi, nuove attese, nuovo abbandono. I migranti come un menu a la carte, ha detto Gianfranco Schiavone, avvocato dell’Asgi che ha analizzato il piano europeo dal punto di vista giuridico: questo lo prendo, questo lo lascio, nessuna garanzia, nessuna solidarietà.

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