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In Camerun escalation secessionista. Liberi i 12 turisti europei (5 italiani) rapiti

In Camerun escalation secessionista. Liberi i 12 turisti europei (5 italiani) rapiti – Afp

Camerun/Ambazonia Il paese ha crescenti difficoltà soprattutto nell’area di «lingua inglese» che si sente emarginata ed esclusa. Qui a ottobre 2017 le proteste sono deflagrate e i gruppi indipendentisti hanno proclamato la Repubblica indipendente di Ambazonia

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 5 aprile 2018

È come se volessimo essere informati, sempre di più, ma solo su noi stessi. È rivelatrice a riguardo il rilascio di cinque italiani rapiti lunedì scorso in Camerun insieme ad altri sette turisti svizzeri, mentre erano diretti al luogo turistico dei Laghi Gemelli.

IN CAMERUN non se ne è parlato e allo stesso modo in Italia (manifesto escluso) nessuno si è interessato alla situazione del cosiddetto Camerun anglofono, dove vive il 20% della popolazione del Paese. Eppure qualche domanda dovremmo farcela quando nei gruppi di migranti che sbarcano sulle nostre coste troviamo cittadini che provengono dal Camerun.

Il paese ha crescenti difficoltà soprattutto nell’area di «lingua inglese» che si sente emarginata ed esclusa. Qui a ottobre 2017 le proteste sono deflagrate e i gruppi indipendentisti hanno proclamato la Repubblica indipendente di Ambazonia (da Ambas Bay, la regione a ovest della baia del fiume Mungo), una zona al confine con la Nigeria che fu riunita all’ex Camerun francese nel 1961 per formare la Repubblica federale di Camerun, vissuta qui come un atto di annessione.

IL GOVERNO CENTRALE ha risposto mandando l’esercito e questo ha fatto salire il livello del conflitto favorendo, o accrescendo il consenso nei confronti dei gruppi separatisti, fino a quel momento marginali.

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Lo scontro da politico è diventato armato, sono nati diversi movimenti separatisti, gruppi composti, da 10 a 30 persone, che hanno operato prevalentemente con attacchi incendiari, ma anche milizie, che contano, secondo International crisis group, un centinaio di combattenti: il movimento separatista Ambazonia Defence Forces (Adf), guidato da Ayaba Cho Lucas e Benedict Nwana Kuah, le Forze di Difesa del Camerun del Sud (Socadef), comandate da Ebenezer Derek Mbongo Akwanga e l’omonimo gruppo chiamato Southern Cameroons Defence Forces (Scdf).

LE CONSEGUENZE sono state centinaia di morti in pochi mesi, villaggi distrutti e 43 mila persone almeno rifugiate nella vicina Nigeria. E poi arresti arbitrari e più recentemente rapimenti. A tutto questo il governo ha cercato di porre parziale rimedio attraverso un maggiore decentramento dei poteri, ma ha nel contempo rafforzato la presenza e le azioni militari. In questo contesto in Nigeria sono stati arrestati diversi leader dei movimenti indipendentisti, tra cui Sisiku Ayuk Tabe, e nonostante la condanna dell’alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni unite sono stati deportati in Camerun in violazione del principio di non respingimento. Finora la diplomazia non è riuscita a creare le condizioni del dialogo ed entro fine anno sono previste le elezioni presidenziali: non basterà un auspicio a renderle pacifiche.

L’esercito parla di un’«operazione speciale» che ha permesso di liberare i 12 europei e sei consiglieri municipali tenuti in ostaggio, oltre che di sequestrare «ingenti quantità di armi e droga». L’Adf nega ogni responsabilità sul rapimento, che non rientrerebbe nelle sue pratiche. La strada per il paese dei Leoni indomabili è ancora in salita. I turisti stanno bene e sono già in Ciad.

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