In Brasile è tempo di «organizzare la speranza»
Intervista Il dirigente del Movimento senza terra Ernesto Puhl: «Bivio drammatico tra civiltà e barbarie. Ma Haddad può ancora farcela»
Intervista Il dirigente del Movimento senza terra Ernesto Puhl: «Bivio drammatico tra civiltà e barbarie. Ma Haddad può ancora farcela»
Haddad non è più solo Lula. Haddad è il Brasile democratico, e non solo. Haddad non è la sinistra – che è un’altra cosa -, ma è un argine all’offensiva del capitale, che non ha frontiere, contro la classe lavoratrice, che invece l’estrema destra vorrebbe rinchiudere entro confini sempre più angusti.
Haddad è, insomma, una risposta democratica a ogni spinta neofascista, anche in Italia, dove Salvini ha reagito al risultato del primo turno delle elezioni brasiliane come c’era da attendersi: «Il vento sta cambiando ovunque. Non capisco alcuni giornalisti italiani che danno del “razzista-nazista-xenofobo” a chiunque solo perché chiede più ordine e sicurezza per i cittadini».
[do action=”citazione”]Bolsonaro è l’espressione tragicomica dell’onda ultraconservatrice che pensa di risolvere tutto mettendo
a ferro e fuoco il Paese[/do]
Sul pericolo rappresentato da Bolsonaro dopo il voto di domenica e sulle prospettive per il paese abbiamo interrogato Ernesto Puhl, dirigente di quel Movimento dei senza terra che, nei suoi oltre 30 anni di lotta, è riuscito a trasformare un esercito di esclusi in un soggetto politico forte, cosciente e combattivo.
Come valuti i risultati del primo turno?
Sono risultati che sorprendono e fanno paura. La società brasiliana si trova di fronte a uno storico bivio – civiltà o barbarie, rilancio della democrazia o ritorno della dittatura -, come non era mai successo dalla ridemocratizzazione del paese. Nel clima di estrema polarizzazione che si respira nella società, l’estrema destra di Jair Bolsonaro ha portato avanti la propria narrazione attraverso le reti sociali, scatenando da lì la sua campagna d’odio a base di fake news. E per questa via è riuscita ad assicurarsi una forte presenza all’interno del Congresso, ottenendo il sostegno delle lobby dei latifondisti, degli evangelici e dell’industria delle armi. La sinistra è stata molto più presente per le strade, tentando di dare visibilità al proprio progetto di paese, ma, pur avendo ottenuto il maggior gruppo parlamentare alla Camera dei deputati, non è riuscita a frenare l’onda fascista nel Sud e nel Centro-Ovest.
Come è possibile che Bolsonaro sia percepito dalla popolazione come un candidato anti-sistema?
Bolsonaro è l’espressione tragicomica dell’onda ultraconservatrice presente nella società brasiliana, quella che pensa di risolvere i problemi del paese mettendolo a ferro e fuoco. Si presenta come il paladino dei buoni costumi e della famiglia tradizionale, come il candidato estraneo alla cricca dei politici corrotti. In realtà è una figura senza contenuti (nei suoi 27 anni di vita parlamentare è riuscito a far approvare appena due progetti), uscita dalle caverne di un passato che sembrava superato. Una marionetta manovrata dalla destra imperialista per servire gli interessi del grande capitale.
La crescita dell’estrema destra è iniziata già durante l’amministrazione di Dilma Rousseff. Sono stati commessi errori che hanno favorito questo fenomeno?
È a partire dalle manifestazioni di protesta del 2015 contro Dilma Rousseff – un effetto della recessione dovuta alla crisi economica internazionale – che ha iniziato a imporsi, dietro la bandiera della lotta alla corruzione, un discorso fortemente conservatore, moralista, antidemocratico e anti-popolare, lanciato dall’élite brasiliana e accolto dalla classe media. Il fatto è che, occupando lo spazio istituzionale, il Pt si è dimenticato di alcune sue bandiere storiche, a cominciare dal compito di formare i militanti, di organizzare la classe lavoratrice, di operare cambiamenti strutturali: la riforma politica, la riforma agraria, la riforma urbana, quella dei mezzi di comunicazione, quella della giustizia. Ma non è per i suoi limiti che si è scatenata la campagna d’odio contro il Pt, bensì per i suoi successi: per il fatto di aver costruito il più grande programma di politiche sociali mai registrato nella storia del Brasile.
Perché, allora, anche tra i settori popolari ha fatto breccia il discorso di Bolsonaro?
I governi del Pt hanno puntato sulle politiche pubbliche, sulla crescita dei livelli di consumo e sullo sviluppo del mercato interno, sulla base di un modello di conciliazione di classe che ha portato grandi vantaggi anche al settore finanziario, a quello dell’agroindustria e a quello delle infrastrutture. Nel portare avanti questo progetto, però, il Pt ha rinunciato alla lotta di classe, trascurando la formazione politica, ideologica e culturale della popolazione brasiliana. Con conseguente de-ideologizzazione della società.
Se Haddad riuscisse nell’impresa di capovolgere il risultato del primo turno, quanti margini avrebbe per governare?
La priorità è ora vincere il ballottaggio per scardinare l’offensiva del capitale contro la classe lavoratrice, bloccando il tentativo, in atto ovunque nel mondo, di scaricare sui lavoratori i costi della crisi internazionale. Haddad può ancora farcela, ma quale governo potrebbe nascere con un Congresso tanto reazionario? La sfida è quella di costruire la governabilità sulla base di una concezione di democrazia partecipativa, in maniera che il popolo si senta parte di un progetto che ha contribuito a elaborare. Bisogna combattere le espressioni conservatrici e fasciste all’interno della società ristabilendo lo Stato democratico di diritto, recuperando la sovranità sulle risorse naturali e sulle fonti energetiche. E questo è possibile farlo solo mobilitando il popolo in difesa del progetto democratico popolare.
Qual è in tutto ciò il ruolo dei movimenti sociali?
Nella resistenza contro quest’onda neofascista i movimenti popolari, i settori più progressisti delle chiese, i sindacati sono chiamati a dare una risposta all’altezza della sfida che il paese si trova ad affrontare, organizzando la società e facendo formazione. Se non dialoghiamo con il popolo nei quartieri, per le strade e nelle reti sociali, uscendo dalla bolla in cui raggiungiamo solo chi è già convinto, non riusciremo a sconfiggere il fascismo e a disputare l’egemonia nella società. Perché chi è che sta occupando lo spazio delle periferie? Sono gli evangelici. È la Rede Globo, che arriva tutti i giorni nelle case della popolazione. Noi di sinistra abbiamo bisogno di riprenderci questo spazio che abbiamo abbandonato. Secondo le parole del poeta Pedro Tierra, dobbiamo «organizzare la speranza, guidare la tempesta, rompere i muri della notte».
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