Europa

In Belgio la protesta verde non si ferma: «Avanti fino alle europee»

In Belgio la protesta verde non si ferma: «Avanti fino alle europee»In piazza a Liegi

Mobilitazione permanente Quarto giovedì consecutivo, oltre 30mila ragazzi invadono le strade. Record a Liegi

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 1 febbraio 2019

In molti lo hanno già nominato il nuovo ‘68. È il movimento degli studenti europei in mobilitazione permanente dall’inizio dell’anno in difesa del clima. Chiedono alla classe politica, del proprio paese e a quella europea, misure concrete per far fronte ai cambiamenti climatici. Le prime manifestazioni sono state organizzate in Belgio, ed in particolare a Bruxelles, coinvolgendo poi anche gli studenti di Francia, Germania e Svizzera.

Ieri, per il quarto giovedì consecutivo, gli studenti belgi hanno deciso di sfilare per le strade delle principali città del paese. In 12mila sono scesi in piazza a Bruxelles, 15 mila a Liegi, 4 mila a Leuven, con il sostegno di personalità pubbliche dello spettacolo, della politica locale e del mondo scientifico. Sono 3.500 gli scienziati belgi che hanno sottoscritto una lettera aperta indirizzata al governo a sostegno della mobilitazione dei ragazzi.

Studenti di lingua francofona e di lingua fiamminga uniti sotto un unico slogan «On est plus chaud que le climat» (siamo più caldi del clima), con un gioco di parole che vuole sottolineare la determinazione di un movimento intenzionato a continuare la lotta fino a quando «qualcosa non inizierà a muoversi». «Scenderemo in piazza fino alle prossime elezioni» è la sfida che i giovani lanciano alla classe dirigente europea.

La mobilitazione è iniziata il 10 gennaio, quando nella città di Bruxelles appena 2 mila studenti hanno deciso di non seguire i corsi del giovedì per sfilare in corteo per le vie del centro in difesa del proprio futuro. Un appuntamento che nelle settimane successive è cresciuto di numero, fino ai 35 mila manifestanti di giovedì 24 gennaio. Un’iniziativa ispirata dalle gesta di Greta Thunberg, la studentessa svedese che ha stupito il mondo con uno sciopero della fame, e dell’istruzione, di fronte la sede del parlamento svedese, nel tentativo di scuotere una classe politica percepita come insensibile rispetto alle ripercussioni del riscaldamento globale. «Questi politici non rappresentano la gioventù, sono solo una banda di vecchi rincitrulliti».

Il movimento degli studenti è sostenuto dalla piattaforma Rise for climate, composta da un centinaio di organizzazioni, che reclama giustizia climatica e il rispetto degli accordi di Parigi (riduzione del 55 % delle emissioni per il 2035). La piattaforma, nella città di Bruxelles, è riuscita a mobilitare 80 mila manifestanti, domenica 27 gennaio, e 70 mila lo scorso 2 dicembre per la marcia Claim the climate . Protagonisti in entrambi i cortei sempre gli studenti.

E la mobilitazione continua anche nella giornata di oggi con il Friday ForFuture protest che coinvolgerà gli studenti delle principali città europee.

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