Il governo di Javier Milei ha presentato mercoledì sera un nuovo disegno di legge per la riforma dello stato, che il parlamento dovrà trattare durante le sessioni straordinarie convocate dal presidente fino al 31 gennaio. Si tratta di un’integrazione alle misure economiche annunciate dal ministro Luis Caputo oltre che al mega-decreto emanato lo scorso 20 dicembre e in vigore a partire da oggi, che modifica l’intero assetto normativo argentino in nome della deregolamentazione economica e dell’azzeramento del deficit.

IL TESTO DELLA LEGGE presentata mercoledì infatti modifica quegli aspetti che la Costituzione impedisce di riformare attraverso un decreto, come la politica fiscale o il codice penale. Il nuovo progetto dichiara l’emergenza pubblica in materia economica, finanziaria, fiscale, previsionale, di sicurezza, di difesa, tariffaria, energetica, sanitaria, amministrativa e sociale fino al 31 dicembre 2025, periodo prorogabile di altri due anni da parte del presidente, cioè l’intera durata del mandato di Milei. Se approvasse la legge dunque, il parlamento conferirebbe al presidente facoltà legislative straordinarie per affrontare l’emergenza durante tutto il suo governo.

La redazione consiglia:
Dove gli iceberg vengono giù

CONFERMATE E AMPLIATE le linee principali del decreto del 20 dicembre: privatizzazione di tutte le aziende statali e tagli su tutto il welfare. Ma la nuova iniziativa modifica anche altri aspetti cruciali: prevede una riforma elettorale per eliminare le primarie obbligatorie, il finanziamento statale e imporre un sistema a collegi uninominali per l’elezione della camera, eliminando le quote di genere; introdotta anche una riforma fiscale profondamente regressiva, che favorisce i grandi capitali, specialmente quelli legati all’agrobusiness e all’esportazione di materie prime; le riunioni di tre o più persone all’aperto saranno considerate manifestazioni pubbliche per le quali si stabilisce un sistema di permessi che conferisce al ministero per la Sicurezza ampie facoltà per proibire, modificare o impedire la realizzazione di proteste; si aggravano le pene per i delitti di «resistenza all’autorità», mentre si riducono quelle sulla legittima difesa e gli abusi commessi dalle forze dell’ordine.

Ma non è finita: si modificano le leggi sulla protezione dei ghiacciai e dei boschi per consentire le attività estrattive anche nelle zone protette; si autorizza l’imposizione di tasse universitarie – vietate in Argentina dal 1949 – a stranieri e non residenti e si stabilisce un sistema di valutazione dei docenti delle scuole primarie e secondarie; si chiudono il Fondo nazionale per le arti, l’Istituto nazionale del teatro, l’Istituto nazionale contro la discriminazione e la xenofobia, e vengono definanziati l’Istituto nazionale del cinema e le biblioteche popolari.

LA NUOVA LEGGE ELIMINA altresì la presenza di identità non binarie nelle norme dedicate alla maternità e reintroduce il concetto di vita «dal momento della concezione», contraddicendo apertamente la depenalizzazione dell’aborto approvata nel gennaio 2020. Via anche la formazione obbligatoria su violenza di genere per funzionari pubblici introdotta nel 2019.
Pur non avendo la maggioranza in parlamento, Milei punta a far approvare la maggior parte delle riforme previste dalla «Legge Omnibus», com’è stata battezzata ieri, e negoziare l’approvazione del suo mega-decreto in cambio di modifiche al resto della norma. Per tutta risposta, la Confederazione generale del lavoro ieri ha annunciato lo sciopero generale per il 24 gennaio.