Da Lahore a Karachi, da Islamabad a Peshawar è andato in scena ieri in Pakistan un copione già scritto: proteste che infiammano tutto il Paese, seguito naturale all’arresto di Imran Khan, il leader populista patrono dei poveri e amato dai diseredati che un lungo braccio di ferro ha visto resistere al potere giudiziario fin dalla sua cacciata dal Parlamento oltre un anno fa. Fino a ieri, quando le forze paramilitari lo hanno ammanettato mentre si recava in una sezione dell’Alta Corte nella capitale. Poi, appena un video dell’arresto è stato fatto girare dal suo partito, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (Pti), la...