Nel 2006 Louise Jane Amoore, geografa specializzata in geopolitica, tecnologie biometriche e sicurezza, scriveva: “La contemporanea guerra al terrore ha un doppio volto: il passaggio alle tecnologie digitali, all’integrazione dei dati, allo sviluppo di competenze manageriali nelle politiche di gestione delle frontiere; e l’esercizio della bio-politica, tale che il corpo stesso è inscritto in un continuo attraversamento di confini multipli, codificati, sociali, legali, di genere, razzializzati”.

Alla luce del voto del Parlamento europeo che ieri ha approvato il pacchetto di riforme alle politiche europee su migrazioni e diritto d’asilo, quella di Amoore è un’analisi di una lucidità profetica lancinante.

Tra i cambiamenti approvati ci sono quelli al database Eurodac (European Asylum Dactyloscopy Database), affidata al relatore Jorge Buxadé Villalba, esponente dei conservatori europei e della destra estrema spagnola Vox.

Eurodac sarà ora utilizzato per archiviare i dati personali e biometrici, impronte digitali e scansioni del viso, di migranti, richiedenti asilo, apolidi, persone soccorse in missioni di salvataggio.

L’obbligo di fornire questi dati è coercitivo, le istituzioni europee potranno usare la forza, un’applicazione tecnologica del controllo dei confini destinata a tutti a partire dai 6 anni di età, limite abbassato rispetto ai 14 anni precedenti. E le informazioni di Eurodac saranno accessibili alle forze di polizia nazionali e ad Europol, a rinforzare l’idea che il migrante sia prima di tutto una minaccia alla sicurezza europea.

Per capire il senso profondo di cosa sia cambiato, conviene far parlare il burocratese europeo, quello delle competenze manageriali di cui parlava Amoore, nel comunicato stampa seguito al voto parlamentare: “L’aumento delle informazioni nel sistema consentirà alle autorità competenti in materia di immigrazione e asilo di identificare facilmente un cittadino di un paese terzo irregolare o un richiedente asilo senza dover richiedere separatamente le informazioni a un altro Stato membro. Le autorità di contrasto ed Europol potranno continuare a interrogare l’Eurodac per prevenire, accertare o indagare su un reato grave o un reato di terrorismo”.

Fino all’ultimo, è stata data battaglia sulla compatibilità con principi e leggi europee in vigore. L’uso del riconoscimento facciale per l’identificazione biometrica di massa è intrusivo, sproporzionato e invasivo per la privacy.

La proposta di riutilizzo della banca dati Eurodac, che implica il trattamento di più categorie di dati per una serie più ampia di finalità, è in palese contraddizione con il principio di limitazione delle finalità stabilito nel Gdpr, il General Data Protection Regulation – un fondamento del quadro dell’Ue in materia di protezione dei dati.

Gdpr che prevede, per i cittadini europei minori di 16 anni, di non poter disporre autonomamente del trattamento dei loro dati personali, mentre i minori migranti dai sei anni in su saranno automaticamente schedati nel rinnovato database europeo.

Nelle settimane precedenti il voto, 161 organizzazioni della società civile avevano lanciato un appello perché la riforma Eurodac venisse bloccata.

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Tra queste l’italiana Hermes, che per voce di Antonella Napolitano reagisce così all’esito del voto: «L’espansione del database Eurodac è una vera e propria arma tecnologica. Questa ulteriore forma di sorveglianza tratta come criminali persone che arrivano in Europa fuggendo da guerre, povertà, dittature e li sottopone a ulteriore violenza. Ma è anche una nuova erosione dello stato di diritto che riguarda tutti noi cittadini europei e che mette in discussione i valori di inclusività e giustizia sociale che l’Europa, solo sulla carta, dichiara di perseguire».

Mentre l’Europa sta riflettendo, attraverso il Regolamento sull’intelligenza artificiale, sugli usi di tecnologie invasive incompatibili con gli standard democratici, la riforma Eurodac sancisce che per i migranti non può sussistere un regime di tutela analogo a quello dei cittadini comunitari, e approfitta della loro situazione di vulnerabilità per farne le cavie e i destinatari di tecnologie di controllo dei confini. Il nuovo Eurodac inaugura una nuova stagione della visione del mondo europea, una che separa la nostra globalizzazione, quella fatta di viaggi d’affari e di piacere legittimi, dalla globalizzazione degli altri, fatta di illegalità artificiale, abusi e segregazione.