Prima le accuse lanciate dall’ambasciatore statunitense Reuben Brigety sulla nave carica di armi sudafricane destinate alla Russia; ora i sospetti adombrati da più parti sulla volontà del governo di Pretoria di garantire l’immunità diplomatica a Vladimir Putin, nel caso il presidente russo volesse partecipare al vertice dei paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) che il paese di Mandela ospiterà il prossimo agosto. La posizione sudafricana tuttaltro che allineata con le potenze occidentali sull’invasione dell’Ucraina sta dando i suoi frutti avvelenati.

Alla crisi diplomatica scoppiata con gli Usa per la vicenda della nave russa attraccata nella base di Simonstown, nella regione del Capo occidentale, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha da poco risposto istituendo una commissione d’inchiesta: per la «gravità delle accuse mosse, le implicazioni di interesse pubblico e l’impatto che la vicenda sta avendo sulle relazioni internazionali del Sudafrica», ha spiegato Ramaphosa. Il governo fin qui ha negato categoricamente di aver mai fornito armi a Mosca, precisando che l’astensione all’Onu in occasione dei voti di condanna dell’invasione ucraina semplicemente rispecchia la linea di neutralità, a favore del dialogo e della pace, perseguita dal paese. Una posizione rilanciata anche recentemente dalla missione intrapresa da Ramaphosa con altri leader africani, un tentativo di mediazione che Kiev ha peraltro liquidato come irricevibile.

Ma molti fanno notare che l’Accordo di partenariato strategico firmato nel 2013 tra Putin e il suo omologo sudafricano dell’epoca, Jacob Zuma, somiglia più a un patto di non aggressione, che rende di fatto alleati i due paesi. E d’altro canto l’African National Congress non ha mai nascosto la sua riconoscenza per il sostegno ricevuto da Mosca – nel senso in questo caso di Unione sovietica durante la lotta contro il regime dell’apartheid.
La questione dell’immunità per Putin, su cui pende un mandato di cattura internazionale emesso dalla Corte penale internazionale, a cui il Sudafrica peraltro aderisce a differenza di Usa e Russia, ricalcherebbe quanto già avvenuto nel 2015 con l’allora presidente sudanese Omar el-Bashir. La misura viene peraltro testata ora con il vertice dei ministri degli Esteri Brics, che si apre domani a Pretoria.

Ragione per cui il principale partito d’opposizione sudafricano, La Democratic Alliance (Da), ha annunciato ieri di aver intrapreso un’azione legale con cui intende constringere il governo ad arrestare Putin qualora mettesse piede sul suolo sudafricano. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov assicura che in agosto la Russia sarà «debitamente rappresentata», senza specificare da chi.