Ilya Ponomarev: «Io, partigiano anti-Putin di sinistra»
Intervista L'ex deputato, capo della Legione Libertà per la Russia: «Per tutta la mia vita ho fatto parte di movimenti radicali. Dopo l’invasione ho lasciato gli affari e sono tornato alla politica, che in questo frangente vuol dire anche resistenza armata. Oggi molti si credono dei nuovi Lenin, ma non ne hanno la forza»
Intervista L'ex deputato, capo della Legione Libertà per la Russia: «Per tutta la mia vita ho fatto parte di movimenti radicali. Dopo l’invasione ho lasciato gli affari e sono tornato alla politica, che in questo frangente vuol dire anche resistenza armata. Oggi molti si credono dei nuovi Lenin, ma non ne hanno la forza»
La guerra in Ucraina non è combattuta solo dagli eserciti nazionali di Mosca e Kiev. Oltre alla brigata di mercenari Wagner, sulla cui sorte la stampa internazionale si interroga in questi giorni, ci sono diversi gruppi coinvolti nel conflitto che combattono al fianco di uno schieramento o dell’altro. La Legione «Libertà per la Russia» è una di queste compagini. Guidata dall’ex deputato russo Ilya Ponomarev, la legione è stata protagonista di azioni oltre la frontiera, nel territorio russo di Belgorod, e ha l’obiettivo dichiarato di rovesciare il governo di Vladimir Putin.
Abbiamo intervistato il suo fondatore per cercare di fare chiarezza sui legami della Legione con l’Ucraina e per capire chi sono quei miliziani che si definiscono «partigiani anti-Putin».
Ci dica qualcosa su di lei e la sua storia. Com’è passato, per esempio, dall’essere un deputato in Russia all’essere il fondatore di una legione che combatte contro la Russia?
Innanzitutto, la Legione è stata fondata da diverse persone che hanno cambiato schieramento nel febbraio 2022. Io avevo fondato un’altra unità che poi, insieme ad altre, si è fusa con la Legione per creare un unico gruppo. Ora sono il loro coordinatore politico. Per me non è stato un cambiamento molto difficile, perché per tutta la mia vita politica sono stato coinvolto in diversi movimenti radicali. Nel 2003 ho fondato il «Movimento del Fronte di Sinistra», che all’epoca era l’organizzazione di sinistra più radicale in Russia, ho partecipato alle proteste contro la globalizzazione e sono stato tra gli organizzatori delle proteste contro il vertice del G8 a San Pietroburgo nel 2006. Svolgere attività politiche radicali per me è abbastanza naturale. Ma allo stesso tempo sono un imprenditore e una persona che si occupa di affari e conosco anche questo lato della vita. E sì, prima del febbraio 2022, in Ucraina, mi sono concentrato soprattutto sulle attività commerciali. Sono stato il fondatore della prima società quotata al Nasdaq nata in Ucraina. Gli affari andavano bene, ma quando è iniziata l’invasione, non c’era altra alternativa se non agire. Così sono tornato alla politica. E in politica, in questo frangente, vuol dire anche resistenza armata.
Quindi lei si considera un uomo di sinistra, politicamente parlando?
Sì, decisamente.
Ma allora come fa a essere alleato del «Corpo volontario russo» (l’altro gruppo di russi filo-ucraini responsabili di diverse azioni sovversive in territorio russo, ndr)? Loro hanno sempre dichiarato pubblicamente di avere una visione politica opposta a quella che lei ha appena dichiarato. Hanno simboli nazisti sulle uniformi, si rifanno a ideologie suprematiste e razziste. Come riuscite a convivere con loro e quali sono i suoi rapporti personali con i loro capi?
Personalmente non mi coordino né lavoro con loro. Se ne occupa il braccio militare. E in termini di operazioni militari, il rapporto è di buona collaborazione. In fin dei conti, ci copriamo le spalle a vicenda e possiamo fare operazioni congiunte. Diciamo che il contesto è molto simile a quanto accadeva durante la Seconda guerra mondiale, quando Churchill, Roosevelt e Stalin collaboravano. Questo non li rendeva ideologicamente allineati. Ma è la stessa cosa. Non condivido la loro ideologia, ovviamente, e non vedo un vero futuro per questo tipo di idee radicali nella Russia di domani. Non credo che la gente sosterrebbe l’estremismo di destra in Russia se ci fossero libere elezioni, ma abbiamo concordato con l’Rdk che condividiamo lo stesso approccio, che il potere dovrebbe andare alle comunità locali e che le elezioni dovranno essere libere ed eque. Vogliono organizzare il loro partito politico e candidarsi alle elezioni una volta caduto Putin. Io sono d’accordo su questa pluralità, bisogna lasciare che sia il popolo russo a decidere.
Parlando dell’Unione Sovietica negli ultimi giorni, Putin ha dichiarato che il Cremlino russo non ripeterà l’errore fatto con Lenin. Quindi paragona Prigozhin a Lenin. Qual è il suo rapporto con l’eredità sovietica per lei che era anche un membro del Partito comunista russo fino al 2016?
Penso che l’Unione Sovietica sia stato un gigantesco esperimento fallito e che sia fallito per un motivo: era prematuro e molti dei suoi leader sono stati pessimi marxisti, hanno cercato di forzare la storia nel momento sbagliato. Un giorno credo che l’umanità vivrà in una società diversa, giusta per tutti e mi sembra che ci stiamo muovendo in quella direzione. Ovviamente Prigozhin non è un piccolo Lenin. Prigozhin è Kornilov, un generale controrivoluzionario, come quello che nell’agosto 1917 attaccò il governo provvisorio di Kerensky. E allo stesso modo i due avevano accordi, come Putin e Prigozhin. Oggi diverse persone vorrebbero essere dei nuovi Lenin in Russia, ma nessuno ne ha la forza.
Tornando all’attualità, so che lei è convinto che il tentato colpo di stato di Prigozhin sia stato organizzato con il beneplacito di Putin e che il capo della Wagner e il presidente fossero in qualche modo d’accordo.
D’accordo forse no, ma Putin sapeva. Ovviamente non so fino a che punto interagissero, se Putin fosse informato sui dettagli, ma credo che Prigozhin lo tenesse informato e credo che questo sia il motivo per cui ha agito così. E questo è stato il motivo per cui Putin non ha lasciato Mosca, perché sapeva che Prigozhin non avrebbe effettivamente attaccato Mosca, che ci sarebbe andato vicino, ma poi si sarebbe fermato. Credo che fosse una cosa di cui era certo.
Lei o la Legione non avete pensato di approfittare della situazione per attaccare?
Sì, ci abbiamo pensato, ma abbiamo constatato che in contemporanea c’erano molte più truppe russe dispiegate lungo il confine. E poi abbiamo capito che era tutto falso, una messa in scena, e che era una trappola. Ed è per questo che non l’abbiamo fatto, perché sapevamo che ci aspettavano lì. Volevano che attaccassimo e abbiamo deciso di non farlo.
Chi vi fornisce le armi per operare? Avete accesso alle forniture belliche occidentali?
Siamo trattati come tutti gli altri soldati ucraini. Facciamo ufficialmente parte dell’esercito altrimenti non potremmo operare. Ma in termini di equipaggiamento sofisticato, oltre ai fucili, alle mitragliatrici e a tutto il resto è necessario procurarsele sul campo e noi abbiamo i nostri modi per sottrarle ai russi.
Come sta andando la controffensiva?
Siamo ancora nella fase iniziale. Quando ci sarà una spinta maggiore, credo che tutti se ne accorgeranno.
E la Legione parteciperà al fronte orientale?
Dipende dalle decisioni del comando militare ucraino. Ma credo che la cosa più produttiva per noi sarebbe continuare a liberare il territorio russo. Ci saranno nuove azioni.
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