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Al Qatar il più sofisticato sistema anti-drone Usa

Al Qatar il più sofisticato sistema anti-drone Usa

Golfo Doha negli ultimi anni ha aumentato di molte volte il suo budget per la difesa. Ne beneficiano le industrie belliche statunitensi. Nel Mediterraneo esercitazioni aeree Usa-Israele per simulare l'attacco alle centrali atomiche iraniane

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 1 dicembre 2022

L’iraniano Mehran Samak, 27 anni, aveva esultato al gol dello statunitense Christian Pulisic che martedì è costato la sconfitta dell’Iran, in una delle partite più attese, per ragioni politiche, al Mondiale in Qatar. Un tifo al contrario contro le gerarchie iraniane che ha coinvolto centinaia di persone ad Anzali (e in altre città) e che ha rappresentato un atto di protesta e condanna per le uccisioni di centinaia di manifestanti iraniani compiute da miliziani e forze di sicurezza in questi ultimi due mesi. Il gesto è costato la vita a Mehran, hanno riferito media legati all’opposizione iraniana in esilio. Il giovane è stato colpito da uno sparo alla testa ed è morto in ospedale.

Sempre dal Golfo giunge un’altra notizia che conferma la tensione crescente in quella regione. Il Dipartimento di Stato ha approvato la vendita al Qatar di sofisticati sistemi anti-drone nel quadro di un accordo del valore di 1 miliardo di dollari. L’accordo dovrebbe includere anche 200 intercettori. La vendita, ha spiegato il Pentagono, «sosterrà gli obiettivi di politica estera e di sicurezza nazionale degli Usa contribuendo a migliorare la sicurezza di un paese amico che continua a essere una forza importante per la stabilità politica e il progresso economico in Medio Oriente». Di sicuro la vendita renderà più ricche le industrie belliche Raytheon Technologies, SRC e Northrop Grumman che stanno facendo affari miliardari di pari passo con l’aggravarsi dello scontro, per ora a distanza, tra Iran e gli Usa e gli alleati arabi.

Il Qatar fino a qualche anno fa era tra le monarchie del Golfo quella con il budget per la difesa più contenuto. Al piccolo ma ricco regno dell’emiro Tamim bin Hamad Al Thani appariva sufficiente la presenza nel suo territorio, ad Al Udeid, della più grande base militare statunitense in Medio Oriente e del Comando centrale Usa nella regione. Doha inoltre mantiene, a differenza della cugina-rivale Arabia saudita, rapporti di buon vicinato con l’Iran considerato un nemico dalle altre petromonarchie. Poi, sotto la pressione di Washington decisa ad accrescere la pressione su Teheran, il Qatar ha acquistato armi per miliardi di dollari. A cominciare dai droni MQ-9 Reaper richiesti all’indomani dell’accordo Washington-Abu Dhabi per la vendita di caccia F-35 agli Emirati. Poi sono arrivate altre richieste di armamenti fino all’accordo di due giorni fa. Un cambio di passo che Joe Biden ha premiato lo scorso marzo designando il Qatar come uno dei principali alleati non NATO, status che garantisce a Doha vantaggi in termini di difesa, commercio e sicurezza con gli Stati uniti.

Nel Golfo si respira un clima da guerra imminente. Saltato il rilancio del Jcpoa, l’accordo internazionale per il controllo del programma nucleare iraniano, i rapporti tra Teheran e Washington, a causa anche delle proteste in Iran represse nel sangue, hanno toccato il punto più basso. E ha ripreso forza il coordinamento militare tra Israele e Stati uniti. I piani di attacco israeliani all’Iran, chiusi nel cassetto dopo l’elezione a presidente di Biden, adesso sono di nuovo sul tavolo. Si concluderà domani la gigantesca esercitazione aerea congiunta tra Israele e Usa finalizzata ad addestrare i piloti ai rifornimenti in volo e a bombardare le centrali atomiche iraniane.

 

 

 

 

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