Ricercatore e vulcanologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Gianfilippo De Astis conosce bene l’isola delle Eolie colpita ieri da un forte alluvione. L’ha visitata l’ultima volta di recente, meno di un mese dopo l’incendio che ne ha devastato il territorio. Con dei colleghi ha partecipato alla redazione della Carta geologica di Stromboli.

Qual è il nesso tra l’incendio di maggio e quello che è accaduto ieri?

Sono stato a Stromboli un mese dopo il grande incendio del 25-26 maggio. Erano ricresciute un po’ le canne ma l’intera area che sovrasta il paese era andata completamente in fumo e non c’era più vegetazione. Gran parte della macchia mediterranea, pressoché tutta, era sparita. Senza vegetazione il materiale sciolto e le ceneri vulcaniche di quei terreni, che in parte sono colate di lava, sono diventate preda di un’acquazzone eccezionale come quello di ieri. La pioggia è stata molto intensa. Sono caduti 60 millimetri in un’ora. In 15 minuti è scesa l’acqua che a Stromboli in genere cade in tutto il mese di maggio. Questo fenomeno ha moltiplicato notevolmente il trasporto dei materiali in assenza di vegetazione. Quindi si è combinato un evento atmosferico eccezionale, uno di quelli che con il cambiamento climatico si stanno moltiplicando a livello globale, con la specificità locale di un paesaggio che dopo il rogo appariva completamente nero. Le fiamme erano arrivate da 500 metri di quota ai limiti dei paesi. La causa principale del disastro avvenuto ieri è comunque l’assenza del verde.

Federalberghi e Pro Loco Amo Stromboli hanno accusato l’ente gestore della Riserva naturale orientata di inerzia.

Stromboli è una riserva ma non mi pare che sia trattata come tale dalle autorità preposte. Di solito in tutti i paesi che hanno dei parchi naturali ci sono dei presidi fissi, dei punti di intervento. Sull’isola invece non esiste nulla di tutto questo. C’è solo un’attività saltuaria da parte di un operaio della forestale che ci va una volta ogni tanto. Invece andrebbe fatta un’opera di manutenzione idrogeologica e forestale. Quando c’è la macchia mediterranea è necessario realizzare delle linee tagliafuoco. Si tratta di interventi classici che si fanno nei casi di aree protette, ma lì sono del tutto assenti. Se c’è un ente parco doveva occuparsene allertando la regione siciliana. Sicuramente c’è un problema di evasione delle responsabilità. Dopo l’incendio le guide vulcanologiche e la Pro Loco Amo Stromboli avevano scritto immediatamente alle autorità regionali e alla protezione civile segnalando il grave rischio che il terreno di natura friabile e sabbioso potesse dilavare a valle con le prime piogge, arrecando un grave danno agli abitanti. Hanno chiesto interventi urgenti per mettere in sicurezza l’isola. Ma non è successo niente.