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Il Teqball vince a tavolino

Una partita di Teqball a Miami foto EpaUna partita di Teqball a Miami – foto Epa

Storie La disciplina sportiva in rapida ascesa inventata da tre amici ungheresi nelle strade di Budapest. Ronaldinho assoldato come ambasciatore. Obiettivo: le Olimpiadi

Pubblicato più di un anno faEdizione del 6 agosto 2023

Succede a volte che una disciplina sportiva nasca al tavolino. Una metafora e non solo nel caso del teqball che si gioca su un tavolo di ping pong modificato. Tre tocchi e via un po’ come nella pallavolo oppure nel sepak takraw, un cugino distante del volleyball giocato però con i piedi nel Sud-est asiatico e con una palla fatta di fasce di palma. Nel teqball la sfera si può giocare con tutto il corpo, tranne mani e braccia e deve rimbalzare almeno una volta sull’altra metà del tavolo per essere dichiarata buona. Le sue dimensioni sono simili a quelle di un pallone di calcio anche se è più leggera. Inoltre viene gonfiata a una pressione minore e rimbalza più facilmente.

NEL MIGLIORE dei casi bastano 12 punti per conquistare un set. Il servizio invece funziona in tutto e per tutto come nel tennis. Quando la palla tocca la rete viene giocato un “net” consentendo di ripetere la battuta. La palla viene messa in gioco a turno dai calciatori con un tiro in controbalzo, almeno al primo tentativo. C’è chi però si intestardisce e prova anche la seconda volta a giocare un servizio difficile da ricevere per portare a casa un punto con un ace. A volte in un set con molti servizi sbagliati il ritmo di gioco si fa piuttosto spezzettato. Naturalmente quando gli scambi sono ridotti al minimo anche lo spettacolo ne risente. Eppure, ogni volta lo show di calci funambolici intorno al tavolo si ripete anche se sono mancano punti realizzati con un ultimo tocco di testa o di spalla.

LO SPETTATORE viene così trasportato in un universo bizzarro ma avvincente che richiama alla mente certe commedie di arti marziali hongkonghesi dirette da Stephen Chow. Dietro la genesi di questo sport, la cui popolarità è in rapida ascesa, ci sono i nomi di tre ungheresi: Gábor Borsányi, György Gattyán e Viktor Huszár. Come molti altri bambini Borsányi, cresciuto a Budapest, era alla ricerca di un diversivo dai soliti calci tirati a un pallone sull’asfalto: «Ci divertivamo tutto il giorno e poi un po’ anche per noia, abbiamo cominciato a giocare la palla su un tavolo di ping pong in cemento armato». Ma a match in corso il teqball dà tutto tranne l’impressione di essere uno sport che puzza di strada, proprio come il pugilato con il quale condivide alcuni aspetti della confezione: gli arbitri di gara sfoggiano un papillon di dimensioni vistose e gli atleti durante il time-out siedono negli “angoli” dell’arena. A tradirne le origini umili soltanto la rete rigida che è tipica dei tavoli da ping pong in calcestruzzo installati all’aperto. Borsány, che è l’attuale presidente della Federazione internazionale di Teqball (Fiteq), prosegue il suo racconto per spiegare meglio come sono andate le cose nel 2012: «Questo passatempo ci piaceva molto ma visto che il tavolo era dritto, molto spesso era difficile raggiungere la palla. La soluzione era semplice. Sarebbe bastato curvare i due lati del tavolo verso il basso in modo che la palla potesse ritornare sempre verso il giocatore. In questo modo tutto è diventato più facile».

OLTRE A BORSÁNYI nel Teqball ognuno dei suoi fondatori ha dato quello che aveva. Huszár ad esempio ha una formazione in scienze sportive: è lui la mente del trio. Il milionario Gattyán, invece, ha messo a disposizione fin dall’inizio i propri fiorini per promuovere la nuova disciplina nel mondo. Quest’ultimo deve le sue fortune soprattutto a LiveJasmin, un sito web per adulti.
Qualche anno fa i tre, che continuano a giocare a teqball nel tempo libero, si sono dati anche alla politica. Nel natale del 2021, Gattyán ha creato il Movimento Soluzione (Memo), una formazione pigliatutto in cui ha coinvolto anche Borsányi e Huszár. Ma il Memo non ha superato la soglia di sbarramento alle elezioni parlamentari dell’anno successivo, stravinte poi per l’ennesima volta da Fidesz, il partito della destra illiberale del premier ungherese Viktor Orbán.

IN UNGHERIA tutti vanno matti per il calcio. Negli ultimi 15 anni Orbán ha investito molto nella costruzione e nella ristrutturazione di stadi, disseminati nella capitale del paese o dispersi nei centri con poche migliaia di anime. L’autoritarismo spesso va a braccetto con un certo interventismo nello sport. Il calcio soprattutto è un formidabile generatore di consenso politico. «Come la maggioranza dei suoi connazionali Orbán ama le discipline sportive. Noi ungheresi siamo orgogliosi di mettere la nostra creatività e contribuire a creare valore attraverso lo sport», racconta con un pizzico di diplomazia Borsányi.

GATTYÁN, Borsányi e Huszár hanno piazzato un colpo importante per garantire visibilità alla loro disciplina facendo dell’ex calciatore Ronaldinho l’ambasciatore in pectore del Teqball: «E stato incredibile scoprire quanti sostenitori abbia nel mondo. E un professionista affidabile e un vero “teqer”. Riesce a fare magie, passaggi e gol sempre con un sorriso stampato sulla faccia», spiega Borsányi. Il teqball ha il suo giro di professionisti e giovani di belle speranze ma potrebbe diventare anche l’ennesima disciplina di grido tra gli ex calciatori proprio come calcio a 5 e padel. Allenatori come Mancini e Mourinho poi utilizzano il tavolo di Teqbal in allenamento ma c’è anche dell’altro: «In Serie A abbiamo un accordo con la Juventus. Anche Lazio e Milan hanno acquistato la nostra attrezzatura».

Ronaldinho a un evento promozionale del Teqball a Budapest. Ap
Ronaldinho a un evento promozionale del Teqball a Budapest. Ap

LA TERZA EDIZIONE dei Giochi europei conclusasi il mese scorso nel voivodato della Piccola Polonia è servita a sdoganare definitivamente il Teqball sul Vecchio continente. C’erano anche gli fratelli Johnny e Avoretto Lombardi, nonché Mara D’Alessandro, a rappresentare l’Italia. I vincitori delle finali maschili e femminili (singolo e doppio) non si sono qualificati per i Giochi olimpici di Parigi 2024, visto che il Teqball non fa parte del programma olimpico. Ciò nondimeno sono stati premiati con una medaglia davanti a diverse centinaia di persone dopo aver battuto i propri rivali in un campo allestito nel Rynek, la piazza principale di Cracovia. Il 29 giugno scorso in tribuna c’era anche il presidente dei Comitati Olimpici Europei (Eoc) Spyros Capralos che si è goduto le finali in un pomeriggio assolato sotto un ombrello rosa mantenuto da un’assistente. Quel giorno l’inno della Romania ha risuonato due volte di seguito nella città polacca grazie a Apor Györgydeák (maschile) e Kinga Barabasi (femminile) che hanno conquistato due ori per il proprio paese.

INTANTO, grazie alla partecipazione ad eventi come i Giochi europei, la Teqball si sta facendo notare sempre di più. L’obiettivo numero uno e quello di farne una disciplina olimpica. Su questo punto Borsányi non si nasconde affatto: «Lavoriamo sodo tutti i giorni con il nostro team di professionisti. Abbiamo associazioni di categoria che rappresentano il Teqball in 153 paesi diversi. Il nostro destino è tutto da scrivere. Vogliamo che i nostri sogni diventino realtà. Il Comitato Olimpico Internazionale sa chi siamo e segue la nostra crescita. Non c’è alcuna ragione per fermarci proprio adesso».

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