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Il Tar dà l’ok alla Golar Tundra e condanna gli ambientalisti

Il Tar dà l’ok alla Golar Tundra e condanna gli ambientalistiLa nave rigassificatrice Golar Tundra attraccata in porto

Fossilizzati I giudici amministrativi approvano l'iter giuridico dell'operazione che ha portato la grande nave rigassificatrice in porto, e chiedono le spese legali sia all'amministrazione comunale piombinese (90mila euro) che a Wwf, Greenpeace e Usb (15mila euro), "colpevoli" di aver sostenuto i ricorsi.

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 24 gennaio 2024

Il via libera definitivo del Tar del Lazio all’installazione della nave rigassificatrice Golar Tundra nel porto di Piombino non è una sorpresa, visto il carattere di “emergenza nazionale” con cui l’allora presidente dl consiglio Mario Draghi aveva giustificato l’operazione. E’ una sorpresa invece la condanna dei giudici amministrativi, competenti sull’intero territorio nazionale, alle spese legali del procedimento. Ci sono non soltanto i 90mila euro che dovrà pagare l’amministrazione comunale piombinese, che aveva redatto materialmente il ricorso, ma anche i 15mila euro “per gli intervenienti ad adiuvandum Wwf Italia, Greenpeace Italia e Unione Sindacale di Base”. Con beneficiari, oltre che l’erario, sia la Snam, proprietaria della maxi nave galleggiante, che il commissario straordinario Eugenio Giani, presidente regionale toscano, che all’epoca dette il via libera ma solo a patto che dopo tre anni di stazionamento in porto la Golar Tundra lasciasse Piombino.

Di fronte ad un giudizio che porta con sé anche questo chiaro monito per chiunque si opponga alle decisioni di un governo nazionale, arriva subito la reazione del sindaco Francesco Ferrari di Fdi: “E’ una sentenza punitiva, nei confronti di un Comune che ha avuto la sola colpa di difendere la propria città. La condanna al pagamento delle spese legali, inoltre, è assolutamente ingiustificata: il ricorso è stato considerato ammissibile in ogni sua parte, una sentenza simile non ha precedenti”.

Così come non ha precedenti, aggiunge Ferrari “l’analoga condanna al pagamento delle spese anche a carico di Usb, Wwf e Greenpeace, che avevano affiancato il nostro ricorso. Evidentemente il Tar ha voluto fare del Comune di Piombino un esempio per tutti gli enti che, in futuro, si troveranno in una circostanza simile alla nostra, e chiarire che, per quanto le motivazioni di opposizione a una certa scelta siano fondate, le esigenze dei cittadini non sono una priorità”.

Anche da posizioni politiche opposte a Ferrari, come quelle di Nicola Fratoianni dell’alleanza Verdi Sinistra, arriva un giudizio tutto sommato analogo, seppur indirizzato in particolare a solidarizzare con Wwf e Greenpeace e contestare le scelte energetiche fossili: “La sentenza del Tar del Lazio è un pessimo segnale per gli ambientalisti. Sembra voler dire: ‘Volete intraprendere una battaglia a tutela del vostro territorio? Volete contrastare lo strapotere delle lobby economiche e i potenti dell’energia fossile? Ebbene sappiate che rischiate davvero grosso’. Noi però non ci rassegniamo, il futuro del nostro paese non può essere quello di diventare un hub delle energie fossili”.

Per certo l’opposizione al progetto della Golar Tundra in porto ha accomunato all’epoca quasi tutta Piombino, con una lotta che ha visto fianco a fianco tre comitati cittadini, molte associazioni ambientaliste, il sindacato di base Usb e forze politiche come ad esempio Rifondazione comunista e M5S, oggi non per caso diventate alleate in vista delle elezioni comunali di giugno.

Nel mentre il commissario straordinario Giani accoglie il giudizio del Tar con tranquilla soddisfazione: “La correttezza della procedura di autorizzazione alla Golar Tundra emerge in tutta la sua luce con trasparenza”. Più trachant il giudizio del Pd toscano, che con il segretario regionale Emiliano Fossi e il capogruppo in commissione ambiente di Montecitorio, Marco Simiani, ricorda a Ferrari che avrebbe potuto, e dovuto, seguire una strada diversa: “La sentenza del Tar certifica la completa disfatta del sindaco, che ha perso tempo e sperperato soldi dei cittadini per una causa controproducente, mentre avrebbe dovuto salvaguardare la popolazione convincendo il governo Meloni a concedere le compensazioni promesse da tempo e mai attivate per il territorio”.

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