Il super poliziotto torna e incita al colpo di stato
Prove di golpe in Venezuela. Per incitare le Forze armate alla rivolta è riapparso in pubblico Oscar Perez, l’ex superpoliziotto ricercato per aver sparato colpi da un elicottero contro sedi […]
Prove di golpe in Venezuela. Per incitare le Forze armate alla rivolta è riapparso in pubblico Oscar Perez, l’ex superpoliziotto ricercato per aver sparato colpi da un elicottero contro sedi […]
Prove di golpe in Venezuela. Per incitare le Forze armate alla rivolta è riapparso in pubblico Oscar Perez, l’ex superpoliziotto ricercato per aver sparato colpi da un elicottero contro sedi del governo, a fine giugno. Sul sito del quotidiano El Nacional, vera Bibbia per i media mainstream, lo si vede in video mentre arringa un gruppo di incappucciati ad una manifestazione notturna dell’opposizione, a Piazza Altamira.
Un luogo simbolo per il golpismo venezuelano, già praticato (senza successo) ai tempi di Chavez. Nell’ottobre 2002, 14 militari occuparono la piazza che avrebbero voluto trasformare in «territorio liberato» e piattaforma mediatica per chiedere «la rinuncia» al presidente Chavez. Ad aprile 2002 il popolo lo aveva riportato in sella dopo il golpe-lampo preparato a Washington.
L’opposizione – che allora si chiamava Coordinadora Democratica e ora Mesa de la Unidad Democratica (Mud) – aveva convocato per il 21 ottobre uno «sciopero civico nazionale» di 24 ore, premessa all’appello dei militari in Piazza Altamira. Il giorno seguente, il comune di Chacao (Stato Miranda), di cui era allora sindaco Leopoldo Lopez (oggi leader di Voluntad Popular), divenne l’epicentro di un altro tentativo destabilizzante a sei mesi dal golpe. Il 13 agosto 2002 alcuni di quei 14 militari erano stati assolti dalle accuse di golpismo dal Tribunal Supremo de Justicia che avevano forti legami politici con il generale Luis Miquelena, prima al lato di Chavez e poi golpista.
I militari – disse il Tsj – «erano animati da buone intenzioni». Anche i 14 di Piazza Altamira vennero presentati dai media privati (a tutt’oggi in maggioranza in Venezuela) come «valorosi». Nel corso dei mesi, a loro si aggiunsero 135 ufficiali che invitavano al colpo di Stato. Intanto, le destre organizzavano violenze a Valencia, San Cristobal, Barquisimeto e Maracaibo. Quell’occupazione fu il preludio alla serrata petrolifera padronale che, da dicembre, cercò di mettere in ginocchio il paese e di promuovere la formazione di un «governo parallelo» benedetto dai poteri forti internazionali.
Ora le destre ci riprovano, appoggiate da Trump e dalla «comunità internazionale». Perez ha esortato a partecipare alla consultazione illegale indetta per domani dall’opposizione e benedetta anche dal deputato Pd Fabio Porta che ha invitato ad andare a votare per impedire con ogni mezzo l’Assemblea costituente, che verrà votata il 30 luglio con l’intento di ampliare lo spettro dei diritti sociali e civili. Domani si svolge una simulazione elettorale.
Intanto, grandi agenzie di rating come Fitch Ratings e Moody’s Investor Service hanno ulteriormente aumentato il rischio-paese, giudicando il Venezuela a rischio default.
Il governo denuncia che gli Usa impediscono alle imprese di importare alimenti in Venezuela con la minaccia di boicottaggio. E la Cei ha annunciato di voler destinare 500mila euro per «l’aiuto umanitario».
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