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Il sindaco dell’Aquila a Gentiloni: «Il governo ritiri le richieste di risarcimento»

Il sindaco dell’Aquila a Gentiloni: «Il governo ritiri le richieste di risarcimento»Impalcature nel centro dell'Aquila – LaPresse

Terremoto dell'Aquila Lettera di Cialente al premier. E arriva la solidarietà dei familiari delle vittime del Rigopiano

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 9 maggio 2017

«Anche loro, come noi, sono vittime di uno Stato assente, insensibile e cieco nei confronti di quelle famiglie che si sono viste privare già degli affetti dei propri cari… Siamo profondamente indignati per quanto uno Stato sia in grado di abbandonare coloro che sono vittime dell’incompetenza dello Stato stesso». Così il Comitato Vittime di Rigopiano esprime la propria solidarietà ai parenti dei morti nel terremoto del 2009 a L’Aquila alle quali lo Stato, citandoli in giudizio, chiede adesso la restituzione dei risarcimenti versati nel 2013. Vicenda che ha spinto il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, a inviare una lettera al premier Paolo Gentiloni, mentre le decine di famiglie tirate in ballo annunciano battaglia legale.

Le provvisionali vennero elargite per il processo alla commissione Grandi Rischi. Processo concluso, in primo grado, con la condanna di tutti i luminari a 6 anni di carcere, con risarcimento delle parti civili per quasi otto milioni di euro, in relazione a 29 decessi e a 4 feriti. Mentre in Appello e in Cassazione la sentenza venne riformata, con la sola condanna, definitiva, di Bernardo De Bernardinis, allora braccio destro di Bertolaso. Ma nessuna delle Corti ha annullato le provvisionali e poi alcuni imputati vennero assolti con formula dubitativa.

«Nonostante ciò – scrive Cialente a Gentiloni – la Presidenza del Consiglio ha messo in mora i parenti delle vittime, diffidandoli a restituire quanto incassato a titolo risarcitorio». Il 5 settembre scorso le parti civili, tramite i propri avvocati, hanno presentato ricorso, dichiarando di trattenere le somme «a titolo di acconto sulla maggiore somma ancora dovuta» e invitando «la presidenza del Consiglio a voler provvedere all’integrale risarcimento di tutti i danni, patrimoniali e non». Nonostante tutto le parti civili sono state citate in giudizio, con udienza già fissata per il 24 luglio.

«Alla luce della tragicità degli accadimenti dell’aprile 2009, della tragicità e complessità del processo Grandi Rischi – aggiunge il sindaco Cialente – per il rispetto che si deve portare alle stesse vittime, ai loro familiari e all’intera comunità aquilana, le chiedo di individuare con la sensibilità che la contraddistingue la giusta soluzione, che preveda il ritiro della richiesta di restituzione del risarcimento».

«Ciò che mi fa più male in tutto questo, – evidenzia Maria Grazia Piccinini, avvocata e mamma della studentessa Ilaria Rambaldi, rimasta uccisa del crollo del palazzo di via Campo di Fossa nel sisma dell’Aquila – è sapere che Stato mi è contro. Dovrebbe invece aiutarci prima, con la prevenzione, con le informazioni e le precauzioni che non ci sono state; e dopo, a risorgere dal baratro. Nel caso che mi riguarda, lo Stato si è fatto carico dei cittadini solo dopo la tragedia, nulla ha fatto prima, anzi… Ma in quello che ha fatto dopo, ha risarcito e indennizzato tutto e tutti, con una sola eccezione, i morti. Per le vittime – sottolinea – c’è stato solo il calvario dei processi, tanti, lunghi e incerti, sia nell’esito che nella realizzabilità effettiva del ristoro. Lo Stato almeno capisca che infierire sulle anime doloranti non è onorevole».

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