Nuovo cambio al vertice per le forze armate russe in Ucraina. Stavolta il Cremlino ha optato per un fedelissimo, uno degli alti ufficiali che negli ultimi anni è stato più vicino al presidente Putin. Si tratta di Valery Gerasimov, capo di Stato maggiore, che a causa di «un ampliamento della scala dei compiti da risolvere e la necessità di organizzare una più stretta interazione tra i rami delle truppe» prenderà il comando di tutte le forze congiunte impegnate nell’operazione militare speciale.

GERASIMOV sostituisce Sergei Surovikin, il fautore del cambio di strategia di Mosca, colui che ha ordinato il bombardamento sistematico delle grandi città ucraine da ottobre a oggi. Secondo l’agenzia russa Interfax, Surovikin non sarà estromesso dal gruppo di comando, ma resterà in carica come vice di Gerasimov per le forze aerospaziali. Gli altri vice saranno Oleg Salyukov, per le forze di terra, e Alexey Kim per la marina.

L’annuncio segue di un giorno la discussa nomina di Alexander Lapin quale capo di Stato maggiore di tutte le forze terrestri della Federazione russa. Decisione che ha sorpreso gli analisti militari e, probabilmente, i personaggi più vicini a Putin. Il motivo risiede nel fatto che Lapin era stato sollevato dall’incarico di comandante del distretto centrale militare in tutta fretta, lasciando intendere che le alte sfere fossero scontente di lui.

Ramzan Kadirov, il leader dei battaglioni ceceni, ed Evgeny Prigozhin, capo della brigata di mercenari «Wagner», avevano incolpato direttamente Lapin della disfatta nella regione di Kharkiv durante la controffensiva ucraina.

Ora, invece, Lapin è stato sostanzialmente promosso. Le manovre di Putin rispetto alle cariche apicali delle forze armate restano oscure, ma in molti credono che data la situazione di stallo in Ucraina il presidente cerchi di blindare il suo entourage.

DAL LATO RUSSO, ieri è stato anche il giorno del test del «supersiluro Poseidon». La testata che secondo gli annunci di maggio potrebbe «spazzare via un territorio grande come quello del Regno unito», ieri sarebbe stata di nuovo dal sottomarino nucleare «Belgorod». Lo rivela l’agenzia russa Tass, specificando che le informazioni non sono confermate ufficialmente ma sono state ottenute da un’anonima fonte militare.

Intanto, a Soledar la situazione non è chiara. La parte ucraina continua a negare la resa. Martedì il capo della milizia di mercenari Wagner, la principale forze attiva nell’area, aveva affermato che i suoi uomini erano riusciti a occupare l’intera cittadina e ad accerchiare le forze ucraine lasciandogli solo una via di fuga.

Ieri, tuttavia, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, non si è sbilanciato: «Non affrettiamoci. Aspettiamo dichiarazioni ufficiali. C’è una tendenza positiva in corso. Il successo delle operazioni militari sarà raggiunto quando si raggiungeranno gli obiettivi fissati dal Comandante in capo supremo».

La dichiarazione è significativa perché potrebbe rispecchiare una diatriba in corso tra le forze ufficiali di Mosca e i mercenari di Prigozhin. Quest’ultimo, tra l’altro, negli ultimi giorni si è lasciato andare a diversi elogi nei confronti dei difensori che si stanno «battendo con onore».

La strategia comunicativa di Prigozhin richiama le parole di Cesare nel De bello gallico, dove il generale romano elogiava la forza e la purezza guerriera dei suoi nemici prima di raccontare come era riuscito a sbaragliarli (e quindi, indirettamente, avocando meriti ancora maggiori).

ANCHE JENS STOLTENBERG, segretario generale della Nato, si è espresso sulla battaglia di Soledar dichiarando che l’Alleanza atlantica dovrebbe «intensificare il suo sostegno all’Ucraina in seguito ai duri combattimenti» in corso nell’oblast di Donetsk. Dal canto suo il governatore della regione, Pavlo Kyrylenko, ha dichiarato che le forze ucraine «combattono per ogni centimetro» di Soledar.

Sulle forniture di armi all’Ucraina la Polonia ha invece rotto gli indugi e ha annunciato l’imminente invio di carri armati Leopard al fronte. Il presidente polacco Andrzej Duda ha dichiarato che ieri, durante un incontro con gli alleati ucraini e lituani a Leopoli, nell’ambito dell’accordo trilaterale di Lublino, è stata deliberata la fornitura di «una compagnia di carri armati» a un membro parte della coalizione.