Il Re è nudo. In campo il movimento per la pace, come fu per Comiso
Guerra e pace L’orrore della guerra arriva a livelli insostenibili con le immagini atroci che giungono da Bucha. Qui non ci sono più distinguo e la condanna non può che essere totale. I pacifisti senza se e senza ma, sospettati e insultati, esistono. Una carovana è stata a Leopoli, un’altra sta partendo. E ieri in Sicilia marcia in ricordo della grande protesta del 1982
Guerra e pace L’orrore della guerra arriva a livelli insostenibili con le immagini atroci che giungono da Bucha. Qui non ci sono più distinguo e la condanna non può che essere totale. I pacifisti senza se e senza ma, sospettati e insultati, esistono. Una carovana è stata a Leopoli, un’altra sta partendo. E ieri in Sicilia marcia in ricordo della grande protesta del 1982
Siamo tutti sconvolti dall’atrocità di questa guerra in diretta, che arriva dentro le nostre case, le nostre protesi (i telefonini), con un aggiornamento costante, con una miriade di immagini trasmesse da decine di giornalisti e migliaia di cittadini. Nessuna guerra precedente, è stata così documentata minuto per minuto. E l’orrore della guerra ha raggiunto livelli insostenibili con le immagini atroci che arrivano da Bucha. Qui non ci sono più distinguo e la condanna non può che essere totale.
Eravamo abituati a ben altre narrazioni. La guerra umanitaria contro Saddam che deteneva armi di distruzione di massa (purtroppo non le abbiamo mai trovate…). I civili in Serbia che venivano colpiti dalle bombe intelligenti della Nato, ovvero come “effetti collaterali” di bombardamenti chirurgici, e per fortuna venivano appena nominati e non li vedevamo. Come non abbiamo visto quasi niente della guerra nello Yemen che ha già causato centinaia di migliaia di vittime tra la popolazione civile, distruzione di antiche città, ridotto alla fame milioni di persone.
Così la tragedia dell’esodo, dei profughi di guerra. Finora erano numeri, non storie di vita strazianti. Pensiamo solo ai sette milioni di profughi dalla Siria, ai profughi kurdi, afghani e a tutti questi “fantasmi” che fuggono dalle guerre. Non so chi ha visto nei mass media questo grande esodo forzato, la miseria e la fame patite, le umiliazioni, i respingimenti! E i bambini!? Vedere migliaia di bambini ucraini soli, piangenti, in braccia alle madri in cui si legge la disperazione di chi ha perso tutto e ha il marito, il fratello, il padre in guerra. Questi sono gli effetti di tutte le guerre, delle tante che non abbiamo mai visto da vicino come oggi.
E cosa fa l’Ue, l’Italia di fronte a questa tragedia? L’Europa accoglie quattro, cinque, sei milioni, e l’Italia offre accoglienza a 700mila profughi ucraini. Benissimo. Non possiamo che condividere questa scelta di solidarietà umana che smentisce tutta la politica di respingimenti finora seguita, a partire dagli accordi criminali con la Libia per tenere segregati e torturati i migranti. In proporzione dovremmo accogliere non dico altrettanti profughi siriani, ma almeno 100mila del milione che sopravvive a stento nei campi del Libano. C’è una emergenza umanitaria in Libano (la lira libanese è carta straccia) che sta degenerando in razzismo. Finora i corridoi umanitari sostenuti economicamente da Sant’Egidio e dalla Federazione delle Chiese Evangeliche hanno avuto un valore simbolico, portando in Italia in quattro anni poco più di 3mila persone, una goccia di umanità nel mar Mediterraneo. In breve: o l’Italia dichiara di essere un paese razzista, e lo mette nella Costituzione, oppure cambia la politica di accoglienza.
E cosa possiamo fare per fermare questa guerra? Per ora mandiamo aiuti alimentari e armi, anche se non si è mai visto che l’invio delle armi serve a fermare una guerra, caso mai a vincerla. E allora diciamolo: siamo in guerra contro la Russia di Putin e vogliamo vincere, come ci ripete ogni giorno il presidente Zelensky. E pensiamo che per sconfiggere Putin dobbiamo eliminare ogni rapporto con il popolo russo, ogni relazione di tipo economico, culturale, sportivo. Che senso ha avuto eliminare la nazionale russa dalle Olimpiadi, addirittura dai Giochi Paralimpici, come se anche i disabili russi fossero responsabili di questa folle guerra. Ci siamo completamente dimenticati del valore delle Olimpiadi che sono nate nella Grecia antica nel segno della pace, dello sport come uno degli strumenti che superano le barriere, le frontiere, gli odi. Immaginiamo solo cosa avrebbe significato un abbraccio di fronte a miliardi persone di atleti russi e ucraini!
Chi lavora per la pace? I pacifisti senza se e senza ma, sono guardati con sospetto, sono insultati come sostenitori di Putin, sono messi ai margini o ridicolizzati nei talk show televisivi. Eppure ancora esistiamo e non ci arrendiamo. Una carovana è stata a Leopoli e un’altra sta per partire, mentre ieri a Comiso c’è stata una marcia in ricordo della grande manifestazione di quarant’anni fa. Un impegno contro l’installazione dei missili della Nato a Comiso che vide un grande impegno del movimento pacifista, non solo italiano, e che probabilmente costò la vita a Pio La Torre, che si opponeva duramente a questo insediamento della Nato. Una lotta che proseguì per alcuni anni bloccando l’accesso ai camion alla base di Comiso e si concluse drammaticamente il 6 agosto 1983, a due giorni dall’insediamento del primo governo Craxi, quando la polizia intervenne duramente su centinaia di pacifisti, italiani e stranieri, con arresti e ferimenti anche di note compagne italiane come Luisa Morgantini e Luciana Castellina.
Una lotta non violenta ma determinata che va ripresa oggi nei confronti del governo Draghi, opponendosi all’aumento della spesa militare, promuovendo forme di collaborazione tra il mondo dell’arte, della cultura, dello sport, tra noi e il popolo russo, anche utilizzando il web per sostenere i coraggiosi pacifisti russi che sono scesi in piazza rischiando 15 anni di carcere! Creiamo mille ponti virtuali nel campo della scienza, dell’arte, della cultura, dello sport, non ci arrendiamo a questa campagna di odio e di morte. Non accettiamo l’ideologia dello scontro tra civiltà: la grande storia del popolo russo è parte della nostra storia, della nostra cultura.
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