Mentre il governo croato è allineato alla Ue e alla Nato sulla guerra in Ucraina, il capo dello stato Zoran Milanovic – di area di centrosinistra – ancora una volta, ha ribadito il suo no a qualunque tipo di sostegno militare al conflitto russo-ucraino.

GIÀ A DICEMBRE, con il suo veto alla decisione del governo – di centrodestra – di addestrare militari ucraini in Croazia è riuscito a fermare l’adesione del Paese alla missione europea di assistenza militare all’Ucraina. Lunedì, in occasione della cerimonia di invio dei militari croati in Lituania in ambito Nato, ha affermato: «Sono contrario all’invio di qualsiasi mezzo letale» in Ucraina, inviare armi soltanto «prolunga la guerra. Qual è l’obiettivo? Un cambio di governo? Si parla anche di fare a pezzi la Russia. Ma questo è maniacale».

A suo avviso, qualunque forma di coinvolgimento in questa guerra può essere «mortale», così il suo compito è quello di allontanare il Paese «da questa situazione e di non permettere che la Croazia diventi un barboncino da circo». Milanovic inoltre, ha chiesto: «Quale è il senso di questa guerra? Di una guerra contro una potenza nucleare che sta combattendo in un altro paese? Una guerra che non si può vincere con mezzi convenzionali». A suo avviso, i parallelismi con Vietnam o Afghanistan sono fuori luogo, poiché per la Russia l’Ucraina «è come il Messico o il Canada per gli Stati Uniti»: una questione di interesse vitale. Per Milanovic «vincere contro una potenza nucleare è impossibile», sostenendo che «ci sono persone che dal 2014 hanno lavorato perché questa guerra scoppiasse».

Secondo il presidente, l’odio di questi gruppi è ben illustrato dalle parole di una deputata polacca al Parlamento europeo, che sostiene che la Russia dovrebbe essere «smembrata». Per Milanovic, «si tratta di un odio più grande di quello tra serbi e croati nella guerra degli anni ‘90». Sui carri armati tedeschi, ha osservato che «rischiano la stessa fine di quelli inviati 70 ’anni fa», mentre quelli Usa non arriveranno prima di un anno. E gli ucraini «devono trattare» per salvare il loro Paese dalla carneficina, sapendo che la situazione della Crimea è ormai immutabile, poiché i russi possono richiamarsi al caso del Kosovo, che la comunità mondiale, secondo Milanovic, l’ha «estratto» non tenendo conto della volontà della Serbia e oggi i russi useranno questo precedente per giustificare la loro annessione; precisando che non vuole mettere in questione il Kosovo, «che appoggia», ma evidenziare il fallimento delle politiche che hanno portato alla sua indipendenza.

INFINE, HA CRITICATO il segretario Nato Stoltenberg e il suo recente viaggio in Corea del Sud e in Giappone, affermando: «Lo conosco da 20 anni, lì non rappresenta me e il mio Paese. Quella non è area Nato, è nelle vicinanze della Cina. Si stanno facendo cose su cui non abbiamo alcuna influenza, ma domani possono crearci impegni e obblighi». Le parole di Milanovic – di «titina memoria da Non-allineati» – hanno incontrato un’onda di critiche dal governo (e da parte dell’opposizione), e le proteste di ucraini e kosovaro-albanesi.