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Il Pd tira un sospiro di sollievo: «Fallita l’opa di 5S e terzo polo»

Il Pd tira un sospiro di sollievo: «Fallita l’opa di 5S e terzo polo»I candidati al congresso del Pd – Ansa

Regionali Letta: loro dimezzano i voti. Schlein: ora cambiare tutto. Scontro tra i due sfidanti alle primarie sulle ricette per uscire dalla crisi. Bettini: i 5S da soli sono dannosi e inutili

Pubblicato più di un anno faEdizione del 14 febbraio 2023

Nonostante la doppia e schiacciante sconfitta in entrambe le regioni al voto, in casa Pd si tira paradossalmente un sospiro si sollievo: M5S e terzo polo sono andarti peggio e i dem rivedono quella percentuale del 20% che è indice di sopravvivenza. Lo dice Enrico Letta, già a metà pomeriggio: «Con il vento chiaramente contro, il Pd ottiene un risultato più che significativo e respinge la sfida di M5s e Terzo Polo. Il tentativo di sostituirci come forza principale dell’opposizione non è riuscito».

Il segretario uscente va giù duro: «L’opa contro il Pd ha fatto male a chi l’ha tentata. Restiamo saldamente seconda forza politica e primo partito dell’opposizione».

MAGRA CONSOLAZIONE, si potrebbe obiettare. Ma è evidente che al Nazareno, a due settimane dalle primarie e senza un leader, nessuno si aspettava di fare un po’ meglio delle politiche, seppure solo in termini percentuali, vista l’impressionante astensione. Ed è anche vero che in questi mesi di interregno i due sfidanti Conte e Calenda le hanno provate tutte per mangiarsi i dem. E hanno fallito.

Conte nel Lazio prende meno della metà dei voti dei dem, e Calenda si ferma sotto il 5%, poco più della metà dei voti presi alle politiche. Ma è in Lombardia, dove il leader di Azione aveva puntato tutte le sue carte su Letizia Moratti, sperando di rubare voti a Forza Italia e al Pd, che la sconfitta è ancora più cocente: la lista di Azione con i renziani si ferma al 4%, un disastro totale. Con Moratti che, sommando tutte le sue liste, non arriva al 10%.

DI QUI NASCE IL SOLLIEVO dei dem, che possono a ragione dire che «senza di noi non esiste nessuna alternativa alle destre». «Il Pd la sua parte l’ha fatta, gli altri non hanno voluto coalizzarsi, dimezzano i voti e la prendono con noi», twitta Letta, che sommerge di lodi i due candidati sconfitti D’Amato e Majorino. Ma le consolazioni finiscono qui.

LA DOPPIA SCONFITTA ENTRA come una freccia velenose nel congresso dem, a una manciata di giorni dalle primarie del 26 febbraio che vedranno Stefano Bonaccini contro Elly Schlein. Il voto nei circoli si è concluso domenica (ma quelli di Lombadria e Lazio voteranno fino al 19 febbraio): su 127mila iscritti al voto, Bonaccini guida con il 54%, Schlein segue con il 33%. Risultati inferiori alle aspettative del governatore emiliano, anche in regioni a lui favorevoli come Emilia, Toscana e Puglia: la partita delle primarie è ancora aperta.

NELLE RICETTE PER USCIRE dalla crisi si legge la differenza tra i due candidati. «La sconfitta di oggi è in continuità con quella del 25 settembre, dove un Pd ridotto e un campo progressista diviso regalano un’altra vittoria alla destra», dice Bonaccini. «Dobbiamo chiudere questo capitolo e aprirne uno nuovo, dove il Pd torna centrale e attrattivo».

E ancora: «Le persone che sono state protagoniste di questa serie di sconfitte si fermano un giro e stavolta facciamo giocare quelli che hanno dimostrato di saper vincere contro la destra», e cioè i sindaci e gli amministratori locali, spina dorsale dellas sua mozione.

Bonaccini attacca i dirigenti che sostengono Schlein, da Orlando a Franceschini e Zingaretti. «Ho sentito che sono stati definiti i migliori, ma sono quelli che ci hanno portato alle sconfitte», ricorda il governatore, citando una frase di Goffredo Bettini che aveva difeso quei dirigenti.

Bettini replica: «Noi abbiamo invertito la rotta catastrofica del Pd di Renzi» E su Conte dice: «Senza campo largo si perde, riflettano coloro che nel Pd hanno dimostrato insofferenza e dileggio per la necessità di alleanze con il M5S». E tuttavia, il M5S  «senza una prospettiva politica credibile e unitaria manifesta una sostanziale e dannosa inutilità».

SCHLEIN PARLA DI «sconfitta netta» alle regionali. «Ora bisogna cambiare davvero, nella visione nei volti e nei metodi». E sottolinea come l’astensione colpisca ancora una volta le fasce più deboli «che non trovano più rappresentanza». «Noi dobbiamo fare la sinistra, quella che si batte per chi fa più fatica», avverte l’ex europarlamentare. Mentre Bonaccini insiste sulla sua ricetta: «Io di una sinistra minoritaria, identitaria, ideologica non ne ho nessuna voglia. Serve una sinistra riformista, voglio recuperare anche i voti di chi è andato a destra».

Due visioni diverse per resuscitare il Pd dalla sua fase più buia. E la nuova Caporetto delle regionali potrebbe favorire ai gazebo la linea più radicale di Schlein. «E’ finito un ciclo, o si cambia tutto o si muore», ragiona il portavoce della sua mozione Marco Furfaro. E Orlando avverte: «Le due opa ostili sono state bloccate, ma questo non può consolarci».

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