Scuola

Il Pd blinda la riforma del «preside manager» alla Camera martedì 7 luglio

Il Pd blinda la riforma del «preside manager» alla Camera martedì 7 luglioUna protesta contro il ddl scuola – Aleandro Biagianti

Ddl Scuola Il tormentato percorso di approvazione parlamentare della riforma che istituisce il «preside-manager» e la commissione di valutazione dove famiglie e studenti quindicenni avranno il potere il giudicare i docenti è ormai agli sgoccioli

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 3 luglio 2015

Martedì 7 luglio il Ddl Scuola inizierà la sua parabola conclusiva alla Camera. Ieri la Commissione Cultura alla Camera ha licenziato il provvedimento, cancellando i circa 140 emendamenti presentati dalle opposizioni. Al termine, ha dato il mandato alla relatrice Maria Coscia (Pd) di riferire in aula: favorevole la maggioranza, contrari tutti gli altri gruppi.

«Alla faccia del dialogo e del confronto – osservano i parlamentari Movimento 5 Stelle in Commissione Cultura di Camera e Senato – nel tempo record di due ore la maggioranza ha bocciato a priori tutti gli emendamenti. Tra l’altro, il Pd e compagnia non hanno mai preso la parola per intervenire nel dibattito. Immaginiamo che a indurli al silenzio sia stato il senso di vergogna per quello che stanno facendo alla nostra scuola e al sistema d’istruzione». Sulle barricate anche Sinistra Ecologia e Libertà che critica la blindatura del ddl. «Ripresenteremo i nostri emendamenti – sostiene Annalisa Pannarale – e ci prenderemo tutto il tempo per discuterli».

I tempi dell’approvazione finale del provvedimento potrebbero slittare di qualche giorno. Martedì 7 a Montecitorio torneranno in piazza tutti i sindacati della scuola che si sono opposti alla «riforma» del Pd che sarà votata da tutte le componenti, anche quelle di «sinistra», senza fare troppe storie come invece è accaduto al Senato.

A dispetto del gran caldo l’opposizione della scuola non mostra cedimenti. Si discute sull’efficacia del referendum abrogativo al quale molti stanno pensando e nel frattempo si scrivono lettere di protesta al presidente della Repubblica Mattarella, scongiurandolo di non firmare la legge. In 20 mila lo hanno fatto da Napoli, ma la speranza è davvero al lumicino. Ieri il giudice Ferdinando Imposimato ha depositato alla Camera una petizione contro il Ddl in cui si chiede l’attuazione immediata della sentenza della Corte di Giustizia Europea per la stabilizzazione di tutti i docenti precari e non solo dei 103 mila previsti dalla riforma. All’iniziativa del giudice hanno aderito tra gli altri Massimo Cacciari, Luciano Canfora, Francesco Guccini, padre Alex Zanotelli. Secondo uno studio della Flc-Cgil, dal totale predisposto dal governo restano esclusi oltre 70 mila i docenti.

Sono i posti derivanti dagli spezzoni o autorizzati in organico di fatto – rapportando la somma degli spezzoni a posti interi. Per posto comune sono 25.831 derivanti dagli spezzoni, più quelli autorizzati in organico di fatto. Per il sostegno ci sono i 30 mila posti autorizzati tutti gli anni in deroga all’organico di diritto, ora consolidato a 89.792 posti. Su questi posti nel 2015/6 saranno effettuate le supplenze, quelle che Renzi e Giannini avevano promesso di cancellare. Dal prossimo anno buona parte saranno assegnati ai docenti dell’organico aggiuntivo, rendendo quasi nullo l’organico potenziato, vale a dire l’oggetto stesso della riforma. «Quello di Renzi è un bluff» commenta il sindacato.

Il tormentato percorso di approvazione parlamentare della riforma che istituisce il «preside-manager» e la commissione di valutazione dove famiglie e studenti quindicenni avranno il potere il giudicare i docenti è agli sgoccioli. «Il rischio che si corre – sostiene Marcello Pacifico dell’Anief – è quello di incorrere un giudizi condizionati dalla discrezionalità e dall’inevitabile inesperienza che un giovane studente può avere nel proporre la sua idea sugli insegnanti del proprio istituto». Questi giudizi, insieme a quello del preside, avranno un peso sul conferimento dei «circa 24mila euro che ogni istituto riceverà» sulla modesta cifra dei 200 milioni previsti dalla riforma per premiare il merito professionale dei docenti. L’obiettivo della riforma è archiviare gli organi collegali e il ruolo delle Rsu di istituto.

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