Internazionale

Il patto del grano parte già in alto mare: le navi restano all’ancora

nave istanbul

Nasce a Istanbul il centro di coordinamento dei corridoi commerciali. Ma nessuno esce dai porti. Il Cremlino: sì ai loro trasporti se i russi non saranno sanzionati. Colpito un ponte a Kherson

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 28 luglio 2022

Il centro di coordinamento per i corridoi del grano a Istanbul è stato inaugurato ma non c’era nessuna nave da salutare.
Troppo presto, «ci vorrà ancora qualche giorno ma entro la settimana dovremmo accogliere i primi cargo», ha dichiarato alle agenzie internazionali un funzionario turco. A metà giornata il ministro della difesa di Ankara, Hulusi Akar, ha inaugurato la struttura che ospiterà i delegati di Russia, Ucraina, Onu e Turchia all’interno del campus dell’Università della difesa. Rispetto alla sicurezza delle imbarcazioni che trasporteranno i preziosi cereali, il ministro Akar ha dichiarato che «nell’immediato lo sminamento delle acque non è necessario» ma che potrebbe essere pianificato in caso di necessità.

Tuttavia, nonostante l’ottimismo turco, secondo Reuters i funzionari ucraini sono più scettici. Da Kiev è stata espressa la speranza che le esportazioni possano riprendere da almeno uno dei tre porti designati (Odessa, Yuzhni e Chernomorsk) entro pochi giorni, ma hanno anche detto che potrebbero essere necessarie due settimane perché tutti e tre tornino operativi. Intanto, l’autorità portuale ucraina avrebbe dichiarato che sono in corso i preparativi per l’equipaggiamento di due fregate della Marina militare che scorteranno i cargo vero il porto del Bosforo in Turchia, anche se non si sa ancora attraverso quali rotte.

STANDO A QUANTO si apprende dalle dichiarazioni ufficiali, le navi dirette ai tre porti ucraini saranno guidate da piccole imbarcazioni-pilota ucraine attraverso corridoi approvati preventivamente da tutte le parti coinvolte nell’accordo del 22 luglio. Una volta giunte in porto, le navi saranno caricate con decine di migliaia di tonnellate di cereali prima di ripartire verso lo stretto del Bosforo, dove rappresentanti di Ucraina, Russia, Nazioni unite e Turchia saliranno a bordo per ispezionare le navi alla ricerca di armi. Probabilmente ci saranno ispezioni anche per le navi che si imbarcheranno verso l’Ucraina.

L’OBIETTIVO DI KIEV dovrebbe essere quello di far uscire circa 20 milioni di tonnellate di grano dal Paese entro i 120 giorni di validità dell’accordo. Si parla di circa quattro o cinque grandi navi da carico al giorno, ma il processo è piuttosto farraginoso e i rischi sono molti.
Le compagnie di navigazione e le assicurazioni al momento non sembrano aver accolto con entusiasmo l’apertura dei porti e, soprattutto, temono che i bombardamenti russi (come quelli lanciati nella regione di Odessa il 23 e il 25 luglio) possano colpire ancora.

INTANTO DAL CREMLINO hanno fatto sapere chiaramente che la conditio sine qua non dell’accordo è che le compagnie di navigazione e gli assicuratori che trasportano grano e fertilizzanti russi non siano colpiti dalle sanzioni occidentali. Nella campagna 2021-2022, la Russia ha esportato circa 30 milioni di tonnellate di grano, secondo i flussi commerciali illustrati dall’analista di Refinitiv, Svetlana Malysh all’agenzia Reuters. Si tratta del livello più basso dal 2017 che, unito al calo del 25% delle esportazioni di fertilizzanti nel primo trimestre del 2022 rispetto al 2021, preoccupano non poco Mosca.

SUL PIANO MILITARE, ciò che preoccupa Mosca invece è l’aumento dell’intensità degli attacchi ucraini verso Kherson. Il famoso ponte di Antonivsky, uno dei due passaggi sul fiume Dnipro che attualmente sono usati per far transitare personale e attrezzature militari dai russi, nella notte è stato bombardato dalle forze ucraine (che stavolta hanno rivendicato l’attacco). Poco dopo da Kiev è arrivato il monito agli occupanti: «Abbandonate Kherson ora», la chiosa «prima che sia troppo tardi» sembra scontata.

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