Elon Musk ha sposato la tesi del giornalista Matt Taibbi, secondo cui Twitter nel 2020 avrebbe insabbiato uno scandalo che coinvolgeva Hunter Biden, figlio dell’attuale presidente, raccontato dal New York Post poco prima delle elezioni.

Ciò a cui si riferiscono Musk e Taibbi riguarda il ritrovamento di un computer portatile appartenente ad Hunter Biden nel quale erano contenuti diversi file, comprese alcune e-mail potenzialmente incriminanti a proposito dei suoi rapporti d’affari con paesi e individui stranieri, a cominciare dall’Ucraina.

Twitter, foto Ap

Ai tempi questa notizia non venne riportata dai principali media Usa, inclusa la super destrorsa Fox news, anche per il timore di ricascare in una delle bufale orchestrate dalle interferenze russe, come era già accaduto nel 2016.

La decisione di Twitter di bloccare due articoli del New York Post, quindi, non è di per sé una novità, e molto era stato raccontato già nel 2020 proprio dal precedente Ceo e fondatore di Twitter, Jack Dorsey.

Ciò che aggiunge l’inchiesta pubblicata ora da Taibbi sono più che altro dei dettagli, come i nomi dei dipendenti, e continua a non essere specificato il contenuto di quei file, ma la manovra viene comunque definita come un “insabbiamento” operato dalla moderazione interna del social.

Anche se Taibbi premette che entrambi i partiti avevano un rapporto diretto con il team di controllo di Twitter, e che la stessa Casa Bianca di Donald Trump aveva fatto richieste per censurare alcuni post e account, e le richieste “erano state accolte e soddisfatte”.

Il giornalista afferma però che i documenti mostrano come i “revisori” si siano sbilanciati più a favore dei Democratici che dei Repubblicani, e che le azioni del “vecchio Twitter” alla fine abbiano favorito i Dem.

Taibbi ha dissipato le voci sul possibile coinvolgimento dell’Fbi in questa vicenda, affermando di non aver visto “alcuna prova” di “qualsiasi coinvolgimento del governo” nella decisione dell’azienda, che avrebbe agito in totale autonomia per agevolare il partito progressista.

Matt Taibbi nel 2012, quando interveniva a Occupy Wall Street, foto Ap

Ciò che sembra chiaro, però, è che Musk abbia fornito al giornalista l’accesso alle email interne dei dipendenti all’azienda, per costruire una nuova storia capace di sollevare interesse, da pubblicare in esclusiva su quella che è la sua piattaforma.

Tutta la vicenda è stata immediatamente utilizzata da Trump che nei giorni scorsi sulla sua piattaforma, Truth social, ha chiesto pubblicamente di rivedere e sospendere la Costituzione, e di essere dichiarato il “legittimo vincitore” delle elezioni del 2020, visto il ruolo manipolatorio giocato in quel frangente dalle società di big teach.

Al momento alcuni politici repubblicani stanno prendendo le distanze dai commenti di Trump, altri no.

A commento della vicenda, il giornalista politico Tim Dickinson, sollevando un ulteriore implicazione scaturita dalla vicenda, ha scritto su Twitter: “Se Musk è disposto a utilizzare come arma i documenti interni  ‘privilegiati e riservati’ di Twitter per scopi politici, immaginate cosa potrebbe fare con i vostri messaggi privati…”.