Europa

Il parlamento Ue oltre le sanzioni: embargo energetico totale

Il parlamento Ue oltre le sanzioni: embargo energetico totaleIl parlamento di Strasburgo; in basso la presidente della Commissione Ursula von der Leyen – Ap

Strasburgo L’Eurocamera ha votato una risoluzione, non vincolante, per lo stop immediato a combustibili fossili e nucleare russi. Von der Leyen, oggi a Kiev per incontrare Zelensky, promette: «Graduale uscita dal petrolio di Mosca». In Francia, a pochi giorni dal voto, la destra cavalca la tensione a causa del rialzo dei prezzi

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 8 aprile 2022

Oggi, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, va a Kyiv per incontrare Volodymyr Zelensky, porterà solidarietà e l’intenzione di procedere con nuove misure contro Mosca: «Stiamo guardando a una graduale eliminazione del petrolio russo». Mentre nuove sanzioni arrivano dal G7, colpiranno «gli investimenti chiave dell’economia russa, compresa l’energia».

Intanto, la Ue ha fatto qualche passo avanti nella saga delle sanzioni sugli idrocarburi russi. Ieri, due giorni dopo le proposte della Commissione che indicano un blocco dell’import di carbone e petrolio dalla Russia, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con 513 voti a favore (22 contro, 19 astensioni) che chiede «un embargo totale e immediato» su tutti gli idrocarburi: carbone, petrolio, combustibile nucleare e gas russi. Carlo Calenda di Renew unico eurodeputato a votare no all’emendamento sull’embargo subito, ha poi votato a favore della risoluzione, mentre l’ex Lega Francesca Donato si è astenuta sull’emendamento e ha votato contro la risoluzione nel suo complesso.

LA RISOLUZIONE è una risposta al nuovo appello di Zelensky seguito da una rinnovata richiesta di armi, fatta dal ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, rivolta a Bruxelles alla riunione dei ministri degli Esteri della Nato: l’Europarlamento ha anche votato a favore di un’intensificazione delle consegne di armi all’Ucraina. La Ue ha stanziato un miliardo di euro. Per il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, «può sembrare molto ma un miliardo è quello che paghiamo ogni giorno a Putin per l’energia che ci fornisce».

DALL’INIZIO DELLA GUERRA, dalla Ue sono arrivati nelle casse di Putin già 35 miliardi. Il voto dell’Europarlamento sull’embargo all’import di idrocarburi è solo consultivo, la decisione finale sarà presa dai 27, lunedì si riuniscono a Lussemburgo i ministri degli Esteri della Ue.

PER LA PRESIDENTE, Roberta Metsola, «la posizione dell’Europarlamento è chiara e invia un forte messaggio di sostegno a coloro che si trovano sulla linea del fronte». Per la Francia, che è a pochi giorni dal voto del primo turno delle presidenziali, dove la tensione è alle stelle e l’estrema destra attacca sulla perdita di potere d’acquisto a causa del rialzo dei prezzi dell’energia, secondo il candidato di Europa Ecologia, Yannick Jadot, il voto dell’Europarlamento è «una vittoria».

L’europarlamentare di Place Publique (vicino al Ps), Raphael Glucksmann, afferma che «non si tratta di fare la guerra ma di smettere di finanziarla». Anche i deputati Renew (del centro di Macron) hanno votato per l’embargo, ma la Francia, come l’Italia, ieri, non aveva firmato la lettera di 11 paesi che, su iniziativa danese, incitano ad accelerare sulla «transizione verde»: Danimarca, Austria, Spagna, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lussemburgo, Olanda, Slovenia, Svezia e anche la Germania, scrivono che è «tempo di essere audaci». Per il ministro danese dell’Ambiente, Dan Jorgensen, è la «nuova strada verde verso l’indipendenza della Ue dalle energie fossili russe».

Ma la Grecia raddoppia la produzione di carbone. L’Estonia ha bloccato l’import di gas russo e ha deciso di affittare un terminal per il gnl alla Finlandia. Da qualche giorno anche la Lituania ha messo in atto l’embargo. La Polonia lo prevede tra qualche mese. In Germania, paese molto dipendente dal gas russo, la discussione esplode, per il ministro dell’economia, il verde Robert Habeck, la nuova strategia da mettere in atto per arrivare al dominio delle rinnovabili entro il 2035 deve essere considerato una scelta dettata da «interessi superiori» del paese.

Ma dietro la facciata delle dichiarazioni, la realtà è molto meno brillante.

IERI, UN AEREO RUSSO carico di combustibile nucleare è atterrato in Ungheria, «l’energia nucleare non fa parte delle sanzioni» ha giustificato il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto. L’associazione Robin des Bois denuncia che due giorni fa, il 6 aprile, ha avuto luogo un nuovo trasbordo ship to ship di gas siberiano al largo del fiordo di Murmansk tra il cargo Christophe de Margerie (armatore russo, bandiera di Cipro) e il Clean Planet (armatore greco, bandiera isole Marshall), che si dirige verso il terminal di Zeebrugge, in Belgio. Un’operazione analoga aveva avuto luogo il 24-25 marzo, un ship to ship e poi il cargo arrivato nel porto francese di Dunkerque il 30, un’altra era stata realizzata il 13 marzo.

IL PARLAMENTO EUROPEO ha anche chiesto alla Ue di ampliare il taglio all’accesso delle banche russe al sistema Swift (oggi riguarda solo 7 istituti) e di bloccare il trasporto merci su camion e nave da e verso la Russia. Voto anche per prendere misure per «prevenire la tratta dei bambini, le adozioni illegali e altri abusi» di cui sono vittime i minori rifugiati. Voto anche a favore di un «piano Marshall» per la ricostruzione dell’Ucraina dopo la guerra.

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