«Il nome dell’Altissimo è pace», e «viene insultato da quanti credono nelle ragioni della forza, alimentano la violenza, la guerra e il mercato delle armi, il commercio della morte che attraverso somme di denaro sempre più ingenti sta trasformando la nostra casa comune in un grande arsenale».

Dal Barhein, dove si trova per il suo 39mo viaggio internazionale in occasione del Forum per il dialogo tra Oriente e Occidente, da papa Francesco arriva un nuovo appello contro la guerra, la proliferazione delle armi, i nazionalismi e gli imperialismi che rischiano di far «sprofondare» il mondo in un baratro.

«IL DIO DELLA PACE mai conduce alla guerra, noi credenti siamo chiamati a promuovere la pace attraverso strumenti di pace, come l’incontro, le trattative pazienti e il dialogo», ha detto ieri pomeriggio il pontefice, incontrando Ahmad Al-Tayyeb, grande imam di Al-Azahr, massima autorità dell’islam sunnita, con il pensiero rivolto alla guerra in Ucraina, ma anche a quella nel vicino Yemen.

In mattinata aveva partecipato alla chiusura del Forum interreligioso, c’era anche Bartolomeo, patriarca ecumenico di Costantinopoli. «Dopo due tremende guerre mondiali, dopo una guerra fredda che per decenni ha tenuto il mondo con il fiato sospeso, tra tanti disastrosi conflitti in ogni parte del globo, ci troviamo ancora in bilico sull’orlo di un fragile equilibrio e non vogliamo sprofondare», ha detto Bergoglio, evidenziando un tragico «paradosso»: «Mentre la maggior parte della popolazione mondiale si trova unita dalle stesse difficoltà, afflitta da gravi crisi alimentari, ecologiche e pandemiche, nonché da un’ingiustizia planetaria sempre più scandalosa, pochi potenti si concentrano in una lotta risoluta per interessi di parte, riesumando linguaggi obsoleti, ridisegnando zone d’influenza e blocchi contrapposti. Sembra di assistere a uno scenario drammaticamente infantile: nel giardino dell’umanità, anziché curare l’insieme, si gioca con il fuoco, con missili e bombe, con armi che provocano pianto e morte, ricoprendo la casa comune di cenere e odio».

Ma c’è anche il tema dei diritti, in un Paese, il Bahrein, dove sono fortemente compressi e dove vige la pena capitale. Il papa ne ha parlato direttamente al re (sunnita), giovedì: «Uguale dignità e pari opportunità siano riconosciute a ogni gruppo e a ogni persona», i «diritti umani fondamentali non vengano violati, ma promossi. Penso anzitutto al diritto alla vita, alla necessità di garantirlo sempre, anche nei riguardi di chi viene punito, la cui esistenza non può essere eliminata» con la pena di morte».