Internazionale

Il papa anti-golpe scrive a Lula: «Prega per me»

Il papa anti-golpe scrive a Lula: «Prega per me»Sostenitori di Lula – Afp

Brasile Bergoglio ha incontrato una delegazione della società civile organizzata per affrontare la crisi politica, economia e sociale di un Paese dove aumenta la violenza, in tutte le sue forme

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 4 agosto 2018

Se la preoccupazione per la crisi brasiliana l’aveva già espressa più volte, parlando anche di «golpe bianco», negli ultimi giorni papa Francesco si è schierato ancor più apertamente a favore delle forze anti-golpiste. Dopo aver ricevuto giovedì l’ex ministro degli Esteri Celso Amorim, a cui ha consegnato un messaggio scritto di suo pugno – «A Luiz Inácio Lula da Silva con la mia benedizione, e la richiesta di pregare per me» – il papa ha concesso ieri una lunga udienza a una delegazione della società civile organizzata, arrivata dal Brasile per parlare con lui della drammatica crisi del Paese.

Una crisi politica che – come ha spiegato in conferenza stampa la giurista Caroline Proner – ha preso avvio dall’illegale impeachment contro la presidente Dilma Rousseff, per la quale il papa, che l’ha incontrata tre volte, ha avuto decise parole di elogio, definendola «una grande donna, un’amica e una leader di indiscussa onestà».

Una crisi che, a fronte del discredito della classe politica, ha visto il potere giudiziario assumere arbitrariamente le competenze di esecutivo e legislativo, piegando la giustizia a un uso politico, in stretta alleanza con «un potere mediatico impegnato nella distruzione pubblica dell’immagine delle persone» considerate un intralcio al progetto dell’élite.

Ne è derivato, ha proseguito la giurista, il capovolgimento del fondamentale principio di presunzione di innocenza nel suo contrario: un «principio di presunzione di colpevolezza» – lampante nel caso di Lula – a cui si è richiamato nell’incontro lo stesso papa Francesco, definendo la situazione in corso in tutto il continente «molto grave» e riconoscendo i rischi legati a tale capovolgimento.

Una crisi drammatica anche dal punto di vista sociale, come ha spiegato l’esperto Onu in tema di diritti umani Paulo Sergio Pinheiro, che ha consegnato al papa un documento sul dilagante «malessere sociale» sotto il governo Temer, a partire dal congelamento per 20 anni delle spese per educazione e salute, dall’abbandono dei gruppi emarginati (afrodiscendenti, indigeni, giovani delle periferie), dalla crescita della disoccupazione, dall’aumento del numero di brasiliani in condizioni di povertà estrema (passati da 5 a 10 milioni in soli due anni ), dal moltiplicarsi di atti di violenza in tutte le sue forme, come indica l’attuale esplosione «della retorica fascista, del maschilismo, dell’omofobia».

Una violenza di cui ha fatto le spese in maniera drammatica l’attivista dei diritti umani, afrodiscendente e lesbica, Marielle Franco ma che, come ha spiegato la pastora della Chiesa luterana in Brasile Cibele Kuss, è apparsa evidente anche nell’assalto con armi da fuoco alla carovana organizzata da Lula prima del suo arresto e nelle aggressioni contro l’accampamento Lula livre a Curitiba, come pure negli attacchi agli spazi religiosi degli afrodiscendenti o dei guarani-kaiowá, mirati a distruggere i simboli dell’ancestralità e a reprimere le loro lotte.

Una violenza spesso e volentieri accompagnata da una narrativa fondamentalista cristiana, come emerso esplicitamente nelle invocazioni a Dio durante l’impeachment del 2016, e diretta a «colpire la libertà di chiunque difenda partiti e idee di sinistra», anche all’interno delle stesse Chiese.

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