Il nuovo governo etiope esordisce con un’offensiva di terra nel Tigray
Etiopia Il premier Abiy Ahmed sarà premier per altri 5 anni. Nessun dialogo con il Tplf. Crisi diplomatica per l’espulsione dei funzionari Onu e 400mila persone in stato di carestia
Etiopia Il premier Abiy Ahmed sarà premier per altri 5 anni. Nessun dialogo con il Tplf. Crisi diplomatica per l’espulsione dei funzionari Onu e 400mila persone in stato di carestia
Dall’Etiopia arriva sempre qualcosa di nuovo, si potrebbe dire parafrasando Plinio il Vecchio, ma non sono sempre buone notizie.
Nelle ultime settimane sono stati espulsi 7 operatori internazionali delle agenzie umanitarie dell’Onu per «ingerenza» con gli affari interni. L’accusa da parte dell’Etiopia è di aver fornito aiuti e apparecchiature di comunicazione al Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf), di aver violato le disposizioni di sicurezza e di diffondere disinformazione. Dalle Nazioni unite si conferma la neutralità del lavoro svolto e si cerca di favorire il rientro dei funzionari, ma lo choc rimane anche perché secondo il segretario generale Antonio Guterres l’Etiopia non ha rispettato la procedura che prevede di informare in primis le Nazioni unite, che possono valutare la rimozione del funzionario.
La seconda notizia riguarda l’insediamento del premier etiope Abiy Ahmed che ha prestato giuramento per un nuovo mandato quinquennale. Nel suo discorso Abiy ha dichiarato di aver «protetto il Paese dalle interferenze straniere». La terza notizia riguarda la mediazione dell’ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, che è proseguita incontrando la presidente etiope Sahle-Work Zewde. La quale ha definito lo scambio costruttivo e ha dichiarato che «c’è sempre una finestra di opportunità per una soluzione politica pacifica a qualsiasi conflitto armato». Obasanjo aveva in precedenza dichiarato che «senza la pace, le sfide che l’Etiopia deve affrontare si intensificheranno e destabilizzeranno ulteriormente la più ampia regione del Corno d’Africa e oltre».
È infatti notizia della scorsa settimana lo sconfinamento dell’esercito etiope lungo il confine sudanese nell’area di Umm Barakit. Secondo l’esercito sudanese c’è stato un tentativo di incursione da parte delle forze etiopi nella zona di confine tra i due Paesi.
E arriviamo alla quarta, che riguarda quanto accade sul campo e che pare smentire ogni possibilità di dialogo. Infatti, ieri 11 ottobre l’esercito nazionale etiope ha avviato un’offensiva di terra contro le forze ribelli del Tigray. Secondo il portavoce del Tplf Getachew Reda «sono offensive coordinate su tutti i fronti, l’esercito usa artiglieria pesante, caccia, droni, carri armati e razzi».
Secondo John Sparks, corrispondente di Sky News, lungo l’autostrada A2 Vicino alla città di Dessie vi sarebbero decine di camion, carri armati e mezzi corazzati dell’esercito etiope parcheggiati a lato della strada. Secondo la portavoce del primo ministro etiope, Billene Seyoum, il governo ha la responsabilità di proteggere i suoi cittadini in tutte le parti del Paese da qualsiasi atto di terrorismo: «Il governo dell’Etiopia continuerà a contrastare la distruzione, la violenza e le uccisioni del Tplf nella regione Amhara e altrove».
L’ultima notizia, che è la prima in ordine di importanza, è l’allarme reiterato dal segretario delle Nazioni unite Guterres, secondo il quale «almeno 400.000 persone vivono in condizioni simili alla carestia. I livelli di malnutrizione infantile segnalati sono ora allo stesso livello dell’inizio della carestia in Somalia del 2011. Ad oggi, il flusso di aiuti umanitari per soddisfare questi bisogni rimane molto al di sotto del necessario».
Ci sono novità che sono già vecchie caro Plinio.
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