Il Nuovo fronte popolare propone Castets come prima ministra
Lucie Castets, 37 anni, direttrice delle Finanze della Mairie di Parigi, diplomata dell’Ena, è stata proposta dal Nuovo Fronte Popolare per la carica di prima ministra. La scelta del blocco di sinistra è arrivata dopo 16 giorni di trattative e sei nomi bruciati da veti incrociati Ps-France Insoumise, due ore prima dell’intervista di Emmanuel Macron sui media pubblici e a tre giorni dalla cerimonia di apertura, venerdì, dei Giochi Olimpici, durante i quali il presidente ha indetto una «tregua».
Castets è poco conosciuta dai francesi. Viene dalla società civile, non appartiene a nessun partito. Il Nfp la presenta come una «animatrice delle lotte associative per la difesa e la promozione dei servizi pubblici». La sua prima dichiarazione è stata a favore dell’abrogazione della contestata riforma delle pensioni, che ha alzato l’età a 64 anni, malgrado mesi di manifestazioni. Ha subito dichiarato di appoggiare la proposta della France Insoumise, che in giornata ha annunciato una proposta di legge per voltare pagina sulla riforma. Lucie Castet si ritiene «credibile e seria», ha militato nel collettivo Nos services publiques, oltre alle pensioni ha difeso una riforma profonda delle leggi sulle successioni, per tassare le eredità in favore del finanziamento dei servizi pubblici.
Per Jean-Luc Mélenchon, leader della France Insoumise, adesso Macron è con le spalle al muro. Il presidente «non deve più tergiversare», deve «lasciar governare» il blocco di sinistra, che è arrivato in testa al secondo turno delle legislative, anche se non ha la maggioranza all’Assemblée Nationale e per governare avrà bisogno di alleanze. La Destra Repubblicana sottolinea che il debito della città di Parigi è «raddoppiato» negli ultimi anni, malgrado alte tasse ci sono 6 miliardi di debiti. Per il Rassemblement National, Castets fa parte di coloro che «hanno rovinato Parigi».
Macron ieri sera sui media pubblici ha giustificato la decisione delle elezioni anticipate. «L’Assemblée Nationale non corrispondeva più alla società francese». Per il presidente qualcosa di «inedito» è successo al secondo turno. I «francesi hanno fatto una scelta: non affidare il potere al Rn». È «una responsabilità». La «maggioranza uscente ha perso», ma «nessuno ha vinto»: i francesi hanno detto che «ci sono problemi», una coalizione ha avuto più voti (dietro il Rn), ma non ha la maggioranza, quindi bisogna mettersi d’accordo. Castets? «Non è l’argomento», taglia corto Macron, secondo il quale non si può dire «io applico il mio programma» ma bisogna fare «quello che tutte le democrazie europee fanno: dei compromessi», con testi di legge in comune. Il presidente insiste sulla «responsabilità» dei partiti, nella speranza di staccare i social-democratici dal blocco del Nfp, per quello che appunto definisce governo di «responsabilità». Per il momento prende tempo, invocando la tregua olimpica «fino a metà agosto»: fino ad allora non ci sarà un nuovo governo e Attal continuerà a gestire gli affari correnti.
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