Il no all’accordo di Pd e M5S nel Lazio è concime per l’antipolitica
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Il no all’accordo di Pd e M5S nel Lazio è concime per l’antipolitica

Commenti La sintonia tra movimenti e governo regionale per la trasformazione della centrale di Civitavecchia, dovrebbe contare di più delle divergenze sull’inceneritore di Roma

Pubblicato più di un anno faEdizione del 10 gennaio 2023

Mai come oggi a Roma e nel Lazio è grande il fossato che separa la politica che conta, quella che si fa nei luoghi di vita e di lavoro, nella strade e nelle piazze, dalla politica dei partiti e dei talk show giornalistici e televisivi. Chi non trova più espressione nelle scelte dei partiti che pure si richiamano alla sinistra, non sono solo gli “ultimi”, ma anche i “primi”, cioè quelli che fanno della democrazia partecipata, dell’impegno costante per la giustizia sociale e ambientale e per la pace, il senso della loro vita. E sono molti, in questo momento tantissimi. Sono quelli che a Roma solo pochi giorni fa hanno riempito Piazza San Giovanni in una entusiasmante manifestazione per la pace, con le bandiere delle Cgil, delle Acli, di Sant’Egidio, dell’Arci e di tantissime associazioni ambientaliste.

Increduli che la politica di “sinistra” parlasse d’altro, non ridefinisse a partire da lì le proprie priorità e i propri programmi. E convinti che a partire da quella grande coalizione sociale e culturale ci fosse la possibilità di riconquistare alla politica, alla possibilità di immaginare un futuro diverso e un altro mondo possibile, gli ultimi, quelli che non riescono a tenere insieme il pranzo con la cena, le vittime principali del degrado ambientale e del crescere delle diseguaglianze. Il rischio, se la sinistra che si presenta alle elezioni non riuscirà a fare in extremis un salto di qualità e non metterà le ragioni dell’unità di chi si oppone allo stato presente delle cose al primo posto, è che questa volta l’astensionismo non rifletterà solo chi ha perso la speranza, ma anche chi la speranza prova a ricostruirla.

I dirigenti del Pd e di 5Stelle dovrebbero seriamente riflettere sul fatto che la loro ignavia, come giustamente la definisce Tomaso Montanari, la incapacità e la non volontà di superare le divisioni che di fatto consegna la Regione Lazio alla destra, questa volta rischia di provocare una antipolitica a ragion veduta.

Penso per restare nel Lazio a quel che è accaduto e che può accadere a Civitavecchia. A quel grande movimento sociale e culturale fatto di operai, di scienziati e di tecnici, di comitati di cittadini e di ragazze e ragazzi, che hanno costretto l’Enel a rivedere il progetto che voleva sostituire il carbone col gas nella centrale di Torrevaldaliga Nord, e scegliere il vento e il sole come energia per il futuro della centrale. E dimostrando come con questa scelta si potesse non solo rendere l’aria più respirabile e dare un grande e concreto contributo alla lotta contro il riscaldamento climatico, ma anche creare nuova e migliore occupazione.

Ambientalisti e operai, sono riusciti lì a rompere lo schema che ha visto troppe volte contrapposte le ragioni del lavoro e quelle dell’ambiente, e a ragionare e a studiare insieme, e a suscitare da lì un vero e proprio movimento di scienziati e di tecnici coi quali hanno elaborato una proposta alternativa vincente. E hanno costruito a partire dalla loro unità la capacità di orientare le stesse scelte delle Istituzioni, comunali e regionali, nonostante l’acquiescenza alla presunta imprescindibilità del gas del ministro Cingolani e del governo Draghi.

La regione Lazio, con in prima fila l’assessora all’ambiente Lombardi e il presidente Zingaretti, ha fatto proprie le proposte uscite da questo straordinario lavoro dal basso. Tutto questo è stato possibile perché Pd e 5Stelle governavano insieme, e il progetto avrà più possibilità di andare aventi se Pd e 5Steslle continueranno a governare insieme. Qualificando la loro coalizione come quella che apre spazi e dà risposte, come in questo caso, alla partecipazione popolare e alla capacità di recepire le istanze di giustizia ambientale e sociale che nascono nei territori. Sapendo che questa è la vera opposizione possibile ed efficace al governo della Destra.

Quello che sta succedendo a Civitavecchia e la sintonia tra movimenti e governo regionale che lì si è determinata, è un fatto che dovrebbe contare di più delle divergenze sull’inceneritore di Roma. La scelte sulla centrale sono un fatto che dal Lazio parla all’Italia e al mondo, una risposta concreta ed esemplare costruita dal basso al dramma del riscaldamento climatico e della disoccupazione. Potrebbe essere un punto importante da cui partire nella riunione auspicabile fra Pd e 5Stelle e tutte le altre forze di sinistra per ricostruire in extremis una proposta unitaria in vista delle elezioni.

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