«Riportare i migranti in Libia significa riportarli all’inferno» avvertiva nel 2017 Mario Giro, all’epoca viceministro degli Esteri del governo Gentiloni. Eravamo ad agosto, pochi mesi dopo che, a febbraio, il premier italiano aveva firmato con l’omologo libico Fayez al Serraj il Memorandum Italia-Libia, lo stesso di cui in questi giorni si discute il rinnovo. «I migranti finiscono nelle mani delle milizie che ne approfittano per fare i loro commerci» spiegava ancora Giro denunciando, in controtendenza con i suoi colleghi di governo, quanto accadeva a quegli uomini, donne e bambini che, dopo essere stati fermati nel Mediterraneo dai libici, finivano di...