Adesso bisogna vedere cosa faranno gli ortodossi del Movimento 5 Stelle, ma la Lega sembra aver vinto lo scontro interno alla maggioranza giallo verde sul Decreto sicurezza grazie a un accordo raggiunto con i vertici del Movimento. A confermarlo è stato ieri il capogruppo della Commissione Affari costituzionali del Senato, il leghista Stefano Borghesi, secondo il quale gli 81 emendamenti targati 5 Stelle che avevano fatto arrabbiare Matteo Salvini sarebbero ormai solo un ricordo, essendo stati ridotti ad appena 19. «Gli emendamenti M5S non sono stati ancora ritirati, ma saranno approvati solo quelli concordati con la Lega. Il confronto è aperto, ma su 19 di questi 81 si può convergere», ha spiegato Borghesi che è anche relatore del testo in commissione.

Tutto come previsto, dunque. A questo punto è facile che a passare saranno le modifiche che meno danno fastidio ai leghisti, come la possibilità di prorogare per sei mesi il permesso di soggiorno per chi proviene da un Paese colpito da una calamità naturale o la tracciabilità dei soldi destinati alle cooperative per l’accoglienza. Ma il nocciolo duro del decreto, dalla possibilità di espellere un richiedente asilo sulla sola base di una denuncia per un reato di particolare pericolosità sociale, all’abrogazione della protezione umanitaria, tutto sembra destinato a rimanere invariato. Proprio i punti sui quali gli ortodossi del movimento avevano annunciato battaglia.

Intanto il governo si prepara a peggiorare ulteriormente il provvedimento con una serie di emendamenti. Uno di questi, ancora allo studio, prevede la preparazione di una lista di Paesi sicuri in modo da accelerare l’esame delle domande di protezione internazionale. Spetterà al richiedente asilo, se originario di uno dei Paesi inseriti nella lista, il compito di dimostrare che la sua vita sarebbe in pericolo se rimpatriato. In caso contrario la domanda di asilo potrà essere rigettata.

Non tutti i Paesi Ue dispongono di una lista di questo tipo, anche se una direttiva del 2013 invita gli Stati membri a redigerne una e la riforma del regolamento procedure, ancora non approvata, ne prevede addirittura l’obbligo. In Europa alcuni Stati, tra i quali la Francia, già ne hanno una ma per l’Italia sarebbe una novità assoluta. La lista verrebbe preparata su indicazioni fornite dalla Commissione nazionale per il diritto di asilo in base anche ai dati forniti da organizzazioni internazionali relative alla situazione di ogni Paese sul rispetto dei diritti umani e l’esistenza di eventuali conflitti. Se approvata permetterà di valutare le richieste di asilo attraverso procedure accelerate direttamente alle frontiere e negli hotspot.

Non si tratta, però, dell’unica novità. Tra i 600 emendamenti al decreto ce ne sono altri due del governo (a firma Matteo Salvini) che prevedono la reclusione da uno a quattro anni per lo straniero che tenti di rientrare Italia dopo essere stato espulso e multe salate per chi chiede l’elemosina: da 3 a 6 mila euro, o l’arresto da 3 a 6 mesi, per chi chiede soldi fingendosi disabile; da 5 a 10 mila euro, o l’arresto da 6 mesi a un anno, per chi, chiedendo l’elemosina, mette a rischio l’incolumità delle persone o provochi disagi al traffico, ad esempio presidiando un semaforo.