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Il killer era schedato, Francia sotto choc. E infuria la polemica

Il killer era schedato, Francia sotto choc. E infuria la polemicaGendarmi francesi pattugliano la piazza del Trocadero vicino alla Torre Eiffel – Ap

Parigi Nel mirino le debolezze della sicurezza dopo l’accoltellamento, a due passi dalla Tour Eiffel, che è costato la vita a un giovane turista. Nel Paese sale la tensione a otto mesi dai Giochi Olimpici. E la destra strumentalizza

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 5 dicembre 2023

Un nuovo attentato terroristico a Parigi, un mese e mezzo dopo l’assassinio del professore Dominique Bernard ad Arras: un giovane turista tedesco-filippino di 23 anni è stato accoltellato a due passi dalla Tour Eiffel, nella serata di sabato, e altre due persone sono state ferite subito dopo, al di là del ponte di Bir-Hakeim, un inglese e un francese. L’autore è stato arrestato, è un giovane franco-iraniano di 26 anni, Armand Rajabpour-Miyandoab. Era schedato “S”, come individuo radicalizzato.

La madre, iraniana che si era rifugiata in Francia dopo l’arrivo del regime di Komeiny, ad ottobre aveva segnalato alla polizia le derive del figlio, che era già stato in carcere, condannato nel 2018 per legami con il terrorismo islamico.

L’attentatore era stato seguito dai servizi psichiatrici, ma i primi elementi dell’inchiesta hanno messo in luce che, al di là del disagio psichico, non era un «lupo solitario»: prima dell’attacco aveva registrato un video di adesione allo Stato islamico e nel 2020, nell’ambito di un programma di “deradicalizzazione”, si era autodenunciato per aver avuto contatti online con l’assassino del professore Samuel Paty, decapitato da un ceceno a Conflans-Sainte-Honorine. Nell’interrogatorio che ha seguito l’arresto, ha giustificato il suo gesto con «i morti musulmani» in Afghanistan e in Palestina.

A otto mesi dai Giochi Olimpici di Parigi, la polemica infuria sulle debolezze della sicurezza. La Francia, colpita da una serie di gravi attentati islamisti dal 2012, che in un decennio hanno fatto 272 morti e centinaia di feriti, non ha per il momento seguito la strada di altri paesi, che di fronte al terrorismo hanno ridotto drasticamente le libertà democratiche. Ma di fronte all’ultimo episodio della Tour Eiffel, destra e estrema destra chiedono ormai di poter mettere sotto controllo tutti i condannati per terrorismo che escono dal carcere a fine pena.

Armand Rajabpour-Miyandoab era stato inserito nel programma Micas, un dispositivo amministrativo che segue chi ha scontato pene per terrorismo (circa 200 persone oggi sottoposte a controlli).

Ma per la destra non è più sufficiente: l’opposizione chiede ormai misure di restrizione delle libertà per chi ha scontato la pena. Per Jordan Bardella, segretario del Rassemblement national, bisogna poter «rivalutare» in modo «sistematico», la «pericolosità» delle persone che hanno scontato una pena per terrorismo.

«Non siamo ingenui» afferma Eric Ciotti, segretario dei Républicains, mentre il suo collega di partito, il presidente della regione Auvergne-Rhône-Alpes, Laurent Wauquiez, sostiene che «il nostro diritto deve finalmente permettere di mantenere in detenzione chi minaccia», anche dopo aver scontato la pena.

Il ministro degli Interni, Gérald Darmanin, che viene dalla destra e che ha bisogno dei voti di questa parte politica per far passare senza ricorrere al voto di fiducia la sua legge sull’immigrazione, concede la necessità di rendere obbligatorie le cure psichiatriche, a fine pena, nei casi in cui i medici lo ritengano necessario.

L’attentato alla Tour Eiffel ha avuto luogo in un momento di estrema tensione in Francia, in seguito al dramma di Crépol, un paese della Drôme, dove un ragazzo di 16 anni è stato assassinato nella notte del 18 novembre, in una rissa esplosa durante una festa di villaggio con l’arrivo di un gruppo di giovani venuti da un quartiere popolare di una cittadina vicina.

Subito l’estrema destra ha strumentalizzato il dramma. CNews, la tv del miliardario Bolloré, ha parlato di «profumo di guerra civile», descrivendo una Francia in preda allo scontro di civiltà, tra vecchio paese agricolo e nuovi abitanti discendenti dall’immigrazione. Dopo alcuni giorni di silenzio, il governo è intervenuto. Il portavoce, Olivier Véran, si è recato sul posto e ha avvertito dei «rischi di un ribaltamento» della Francia, il ministro della Giustizia, Eric Dupont-Moretti, ha denunciato l’«indecenza demagogica» dell’estrema destra, che ha strumentalizzato il dramma e organizzato varie manifestazioni – anche a Parigi di fronte al Panthéon – contro gli immigrati.

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