Doveva iniziare domenica 14 gennaio 2024 il governo di Bernardo Arevalo in Guatemala, alla fine il giuramento è arrivato all’alba del 15. Dopo la sorprendente vittoria alla presidenziali di un candidato nemmeno quotato dai sondaggi nel paese centro americano si sono visti scomposti e terribili tentativi, al limite di ogni legalità e legittimità, di cancellare e negare il risultato elettorale. Tentativi che sono arrivati fino al momento della transizione. Il racconto della giornata e degli ultimi mesi di Laura Marroquín, neo parlamentare del Movimento Semilla, il partito del nuovo presidente del Guatemala.

Laura ci racconti che cos’è stata per te e per il paese la giornata del 14 gennaio?

Finalmente si è materializzata la volontà della popolazione, il voto che si è opposto in maniera netta al regime di corruzione che ha attraversato il paese per anni. Dopo il primo turno delle presidenziali è iniziata una sorta di Via Crucis fatta di battaglie campali, una sorta di battaglia tra il bene e il male. E di attentato alla democrazia. Domenica 14 gennaio, con difficoltà, il risultato elettorale è diventato realtà. Nonostante una novantina, tra ex deputati e deputate, abbiano rallentato le operazioni. La giornata è durata più di 12 ore, noi, eletti ed elette della decima legislatura, avevamo la convocazione alle 8,00 del mattino e abbiamo potuto giurare solo attorno alle 20.00. Sono state ore di grande tensione. A un certo punto abbiamo denunciato, uscendo dal palazzo, cosa stava accadendo, parlando a chi in piazza ci stava accompagnando. Attorno alle quattro del pomeriggio le persone in piazza hanno circondato il palazzo del governo: penso che anche questo abbia frenato l’intento golpista in atto.

Quanto è stato importante il supporto dei popoli indigeni e ancestrali in questi mesi?

Un fatto trascendentale e storico, che noi chiamiamo “sollevazione dei popoli”. I popoli indigeni e urbani si sono uniti per difendere la democrazia. Una mobilitazione durata più di 100 giorni. Non è stato certo facile per loro, e loro hanno tenuto a precisare che non si sono sollevati per sostenere un partito politico o Bernardo Arevalo in sé, ma per difendere il processo democratico. Per mesi il paese è stato in bilico. È stata una resistenza reale, non solo ideologica tanto che hanno messo i corpi nelle piazze del paese per tutti questi giorni. A me ha dato una grande lezione, mi ha ricordato che il Guatemala senza i suoi popoli è nulla. Le differenti popolazioni del paese sono il tassello fondamentale su cui poggiamo, sono esperienze di diversità che si parlano. In questo processo democratico i differenti popoli del Guatemala sono stati il centro di un percorso a cui il mondo accademico, studentesco e sindacale si è sommato costruendo un fronte anomalo e coeso.

L’ex presidente Giammattei non ha partecipato al momento del giuramento di Arevalo. Che significa questo secondo te?

Lui ha perso tutta la sua credibilità in questi ultimi mesi. E con la credibilità anche la legittimità. Sapeva che questo voto è il risultato del rifiuto netto di quel che è stata la sua presidenza. Si è vista tutta la sua fragilità. Un comportamento immaturo a dire il vero. Penso che tutto quello che è accaduto domenica non è successo casualmente nel giorno in cui il nuovo presidente ha assunto il suo ruolo, come non è normale che la piazza davanti al palazzo del governo fosse ancora piena di gente alle 3 del mattino, persone che aspettavano il discorso di Bernardo Arevalo. Giammattei ha capito tutto e per questo è scappato. Ma sarà la storia a giudicarlo, così come il popolo del Guatemala non scorderà cos’ha significato il suo governo. Anche perché credo che il suo gesto alla fine sia una prova di scarso rispetto verso le persone che ha governato per anni.

 

La cerimonia di insediamento (Ap)

 

Adesso i poteri che si sono opposti al processo democratico accetteranno il risultato delle urne?

Come Movimento Semilla avevamo ben chiaro che era fondamentale “vincere” la direzione del Congresso. E alla fine di una giornata che è parsa più una maratona  abbiamo strappato il risultato. Forse è stato solo un fatto simbolico, ma penso sia stato importante per dire alla popolazione “sì, si può fare politica in maniera differente”. Siamo riusciti a costruire un fronte ampio che ha capito che altro avrebbe legittimità nuovamente le ombre della politica tradizionale che hanno infestato il presente del paese. Guarda ieri attorno alle 12,00 si parlava chiaramente di tentativo di corruzione di neo eletti, con milioni di pesos offerti in cambio del sostegno all’opzione che non prevedeva la nostra Direzione del Congresso. Alla fine ha vinto la dignità e il rispetto per il voto popolare. Diciamo che avendo vinto questa battaglia parlamentare il primo anno di governo di Bernardo Arevalo dovrebbe svolgersi senza troppe complicazioni. E poi siano riusciti a ottenere il nostro riconoscimento come gruppo politico nonostante la sospensione del Movimento Semilla e così la nostra elezione, formalmente, è stata registrata come quella di candidati e candidate indipendenti. Ora non solo Arevalo dovrà continuare la sua battaglia per la giustizia ma anche noi dentro al parlamento. Per almeno due anni, fino a quando non ci saranno le nuove elezioni per la Procura Generale della Repubblica, per la Corte Suprema e per il Procuratore per i Diritti Umani, sappiamo che la battaglia continuerà. E nulla va dato per scontato. Difficile pensare che alcune persecuzioni legali smetteranno, facilmente continueranno a criminalizzarci e a usare allo stesso tempo il crimine organizzato contro il governo. Ieri hanno cercato con un colpo di coda di non perdere totalmente il controllo della gestione del denaro pubblico per scopi corruttivi “regalandolo” a privati. Sanno che con noi non sarà più così.