«Denunceremo lo Stato italiano». Vanno dritte al punto, con durezza mista a rabbia, Nigeena Mamozai e Adiba Ander, due ragazze di 24 e 26 anni sopravvissute alla strage di Steccato di Cutro di un anno fa e arrivate in questi giorni a Crotone per partecipare alle commemorazioni. Lo Stato italiano, invece, latita. Tra oggi e domai non si farà vedere nessun ministro.

DOPO LA TOCCATA E FUGA del titolare dell’Interno Matteo Piantedosi, di giovedì, il governo Meloni continua a essere un fantasma nel capoluogo pitagorico. Anche un anno dopo. E lo sdegno dei migranti aumenta. Nigeena e Adiba sono tornate in Calabria dalla Germania dove erano state ricollocate nel marzo scorso. Raccontano il calvario del naufragio: «Poteva essere evitato. Un elicottero ci aveva sorvolato già la sera prima». Non è l’aereo di Frontex che individua il caicco alle 22.40 del 25 febbraio, ma un altro velivolo sulla cui presenza concordano altri superstiti. «Abbiamo sentito il rumore delle eliche. Denunceremo chi non è venuto a salvarci. L’accoglienza dei crotonesi è stata commovente, ma continueremo fino all’ultimo a chiedere verità e giustizia».

NELLA NOTTE tra domenica e lunedì Nigeena e Adiba saranno sull’arenile di Steccato con una fiaccola in mano. «Non sarà per nulla facile. Ieri notte non abbiamo dormito per l’ansia». La posizione dei sopravvissuti è univoca: «Dai governanti europei esigiamo corridoi umanitari e ricongiungimenti rapidi». «Solo così potremo dare una svolta alle nostre vite dilaniate da quella notte maledetta», aggiunge Walidi, anche lui proveniente dalla Germania. «Siamo mentalmente devastati. Io ho perso moglie e figlio nel naufragio. Sono rimasto con il mio unico figlio sopravvissuto. Pensiamo troppo a quel che è accaduto. Continuo ad avere tanta paura. Sono tornato qui per rispetto dei morti. Pregherò per tutte le vittime domani sulla spiaggia. E spero anche che i trafficanti paghino per il male che ci hanno fatto. Abbiamo dato loro migliaia di euro. E alla fine abbiamo perso intere famiglie».

WALIDI SI SOFFERMA sui giorni successivi alla strage. Quando il Viminale ha spedito i superstiti, ancora traumatizzati, nel Cara Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto. Vivevano in condizioni igieniche precarie, situazioni promiscue, con bagni in comune. Anche con minori e donne. «Senza letti e senza riscaldamenti. Rinchiusi senza una colpa per il solo fatto di essere naufraghi». A sollevare lo scandalo sollevato l’ispezione di un parlamentare di Avs, Franco Mari. Il giorno dopo l’interrogazione parlamentare i naufraghi sono stati trasferiti nottetempo negli alberghi. Era la vigilia della passerella governativa a Cutro del 9 marzo.

Da allora non c’erano più state visite parlamentari nel famigerato ex aeroporto militare, riconvertito da trent’anni nel «centro per migranti più grande d’Europa» e più volte oggetto di scandali giudiziari e bufere politiche. Ieri, invece, è sceso in riva allo Jonio per un sopralluogo il deputato dem Paolo Ciani. Ad attenderlo la prefetta, Franca Ferraro, il questore e il capo di gabinetto. Un dispiegamento inusuale e sproporzionato, condito da qualche polemica. I funzionari hanno negato l’accesso agli avvocati delle associazioni e ai mediatori linguistici. L’ispezione di Ciani era molto attesa dall’Arci pitagorica per verificare la presenza di minori non accompagnati. Uno scandalo quello degli under 18 trattenuti in promiscuità al Sant’Anna già oggetto di un ricorso dell’Asgi che aveva chiesto al tribunale di Catanzaro la liberazione immediata.

IL 5 DICEMBRE, invece, la Cedu ha ordinato allo Stato italiano il trasferimento di un minore dal Cara di Crotone per le condizioni degradanti del centro. Da quel giorno il Viminale ha provveduto a distribuire i minori in centri specializzati. Quasi tutti, perché alla fine del sopralluogo il parlamentare dem ha riscontrato la presenza di due minori trattenuti nel centro. «Uno è maliano e non è stato ancora identificato, un altro è un ragazzo problematico di origine egiziana».

Per il resto la visita ha confermato i punti dolenti del Cara dove ad oggi vengono ospitati 580 migranti: bagni e docce all’esterno e in comune, finestre divelte, letti precari, promiscuità, stanze fatiscenti, persone parcheggiate da quasi un anno. Anche per chiedere la chiusura di queste «galere etniche» scenderanno nelle strade di Crotone (concentramento oggi alle 15 in piazza Nettuno) e sulla spiaggia di Steccato (appuntamento domattina alle 3 al bivio di Steccato della statale Jonica) le reti e i movimenti antirazzisti.

ATTESI ELLY SCHLEIN e Mimmo Lucano. Contro i predicatori dell’odio, contro la disumanità. Per non dimenticare la «strage di Stato». Di giorno e di notte.