Il grande fratello è solo un cugino di campagna
Ri-Mediamo La rubrica settimanale a cura di Vincenzo Vita
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L’autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha avviato un’istruttoria sulla regolarità del televoto dell’ultima edizione del Grande Fratello (Vip). Di fronte agli sconvolgimenti in atto, l’Agcom si porta avanti con il lavoro? Chissà.
In verità, e i modesti ascolti lo dimostrano, quel Grande Fratello appartiene ormai a qualche era geologica precedente. Anzi. Fu, se mai, il piccolo capolavoro cinematografico del 1998 di Peter Weir The Truman Show a mettere creativamente in scena l’ordito del più noto romanzo di George Orwell.
Così, il recente docufilm di Jeff Orlowski The Social Dilemma ci ha chiarito cos’è il retrogusto spietato dei social, vale a dire il capitalismo della sorveglianza, accuratamente descritto dalla studiosa Shoshana Zuboff nell’omonimo volume.
Per un certo periodo è valso il motto apodittico ma vero, a proposito della presunta gratuità dei click: se non stai pagando il prodotto, quel prodotto sei tu. Siamo oltre. L’informatico e saggista statunitense Jaron Lanier (il padre della locuzione virtual reality) avverte, infatti, che il prodotto non siamo noi, è la possibilità che le piattaforme hanno di cambiare il nostro comportamento.
Va volta l’attenzione all’inedito e pericolosissimo Grande Fratello bis, soggetto e oggetto del desiderio. C’è sempre la tattica del rifiuto: nel 2017 Marcello Contento, professore di economia aziendale a Prato, propose agli studenti di lasciare per sette giorni Internet e i dispositivi mobili. La sfida fu accettata positivamente. Ma non è, ovviamente, una strategia credibile. Anche se.
Tuttavia, la combinazione tra il ricorso massivo all’intelligenza artificiale e l’improprio utilizzo proprietario dei dati da parte del cosiddetto Gafam (Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft) può portare a conseguenze imprevedibili.
Ecco, di tutto ciò l’Agcom – se è lecito dare qualche suggerimento dalla botola sotto il palco- farebbe bene ad occuparsi. Non solo del prototipo minore del Grande Fratello, illustre presidente Lasorella.
Qualche elemento è stato offerto nei mesi passati dalla stessa autorità, con diverse sanzioni comminate alle principali piattaforme per la vendita impropria dei biglietti (secondary ticketing) e per la promozione – è il caso di Google- del gioco d’azzardo (gambling). Tuttavia, il Regolamento 157/19/Cons e i vari codici di coregolazione condivisi con le piattaforme sono rimasti dei meri proclami.
I sondaggi hanno continuato a circolare quando non dovevano, come si assiste alla continua sponsorizzazione dei post senza conoscerne esattamente la committenza. Per non parlare del flusso incontrollato delle minacce e delle parole d’odio.
Ora, però, qualcosa si muove.
In Europa e Negli Stati uniti arrivano procedimenti e multe contro gli Over The Top e il clima compiacente si è un po’ raffreddato. Ma siamo solo ai prolegomeni. Insomma, c’è materia per l’Agcom, che non a caso fu immaginata come istituzione cross-mediale.
Viene in soccorso la struttura normativa avviata a Bruxelles: le proposte di direttive sul Digital Services Act (Dsa) e sul Digital Markets Act (Dga), nonché sul Data Governance Act (Dga). Si tratta, in estrema sintesi, di testi finalizzati a modificare radicalmente il concetto chiave di responsabilità degli oligarchi della rete.
Fin qui la scusa è sempre stata che i gestori non sono tenuti a rispendere per contenuti solo veicolati e neppure conosciuti. Fake news. Il cuore del ciclo digitale sta proprio nel capire istantaneamente cosa facciamo dopo il primo click (ad second).
Si sa di noi pressoché qualsiasi cosa, mentre noi stessi non abbiamo contezza del nostro gemello digitale. Ne ha parlato e scritto profeticamente il successore di McLuhan, Derrick de Kerckhove.
E’ auspicabile che l’Italia, attraverso le sue istituzioni competenti, voglia partecipare alla fase ascendente delle direttive, dando prova di interesse alla materia giuridica forse di maggiore urgenza del secolo.
Va da sé che è altrettanto urgente abrogare quel vero e proprio insulto alla ragione rappresentato dalla vetusta legge Gasparri, l’epifania del conflitto di interessi e delle concentrazioni analogiche.
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