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Il governo vuole alzare l’età della pensione alle toghe

Il governo vuole alzare l’età della pensione alle togheMagistrati in toga rossa – Ansa

Giustizia Allarme per i buchi di organico dei magistrati. Il ministro Nordio fa arrivare la proposta all'Anm: passare da 70 a 72 anni, rinunciando agli incarichi direttivi. Ma il parlamentino di giudici e pm sceglie di non discuterne

Pubblicato più di un anno faEdizione del 5 marzo 2023

Il governo vuole alzare l’età pensionabile dei magistrati. Spostando ancora una soglia che da una decina di anni balla più della faglia di Sant’Andrea. In teoria l’età in cui un pubblico ministero o un giudice vanno in pensione dovrebbe essere inamovibile, perché cambiarla per decisione politica significa incidere sul giudice naturale di un processo e creare il sospetto di favoritismi nei confronti di giudici a fine carriera titolari di incarichi importanti. Ma da quando nel 2014 l’età pensionabile fu bruscamente ridotta da 75 a 70 anni (salvo fortunatissimi), non c’è stato un momento in cui non siano piovute proroghe, eccezioni, proposte di spostamento. Anche perché si è aperto un buco nel già sforacchiato organico.

Adesso è stato il capo di gabinetto del ministro Nordio, Rizzo, ad avvicinare il presidente dell’Associazione nazionale magistrati e a prospettare uno slittamento in avanti di due anni da 70 a 72. Lo ha raccontato lo stesso presidente Santalucia ieri mattina in apertura del Comitato direttivo centrale dell’Anm. Rizzo ha spiegato che l’idea sarebbe quella di imporre la decadenza dagli incarichi direttivi e semi direttivi delle toghe che volessero restare al lavoro altri due anni. Che è precisamente la condizione che pone l’Anm per dire di sì alla proposta. Almeno, questa è la posizione ufficiale. Perché la prospettiva di perdere l’incarico (procuratore capo o aggiunto, presidente di sezione o del tribunale) renderebbe assai poco attraente per un magistrato anziano il prolungamento. «È facile la previsione che saranno veramente pochi i magistrati che sceglieranno di restare in servizio» è la consapevolezza del medesimo Santalucia. D’altro canto, se pure il governo mantenesse il punto insistendo sulla decadenza dall’incarico, il parlamento potrebbe modificare la norma, consentendo il mantenimento dell’incarico direttivo o semi direttivo fino a 72 anni.

Intanto il livello di scopertura negli uffici giudiziari invece che abbassarsi, sale. Adesso mancano quasi 1.600 magistrati su un organico di 10.500. Un «buco» del 14,5% equamente distribuito tra requirente e giudicante (ma non equamente sul territorio). Per Santalucia questo è anche l’effetto di un errore dei due governi precedenti: «Aver congelato, solo per la giustizia tra le amministrazioni statali, lo svolgimento dei concorsi per l’accesso in magistratura durante la pandemia». La riforma dell’ordinamento Cartabia contiene norme che dovrebbero affrontare il problema della sempre più tardiva immissione in ruolo dei magistrati, che adesso cominciano talmente tardi che in pochi riescono a raggiungere i 40 anni di servizio. I numeri sulle scoperture chiariscono bene come l’obiettivo di tagliare i tempi dei processi civili e penali, scolpito nel Pnrr, più che fare affidamento sulle riforme dei codici avrebbe bisogno di assunzioni.

Messa sul piatto la questione dell’età pensionabile, la discussione del parlamentino delle toghe ha però immediatamente deviato, senza acquisire il parere delle correnti sul tema che pure impegnerà la giunta dell’Anm nel confronto con il governo. Il comitato direttivo ha dedicato l’intera giornata di ieri a questioni disciplinari interne (così da smaltire in anticipo il lavoro che era in programma a metà mese) mettendo da parte non solo la questione dei 72 anni, ma anche argomenti altrettanto importanti per la riduzione dei tempi della giustizia – come la stabilizzazione degli addetti all’ufficio per il processo – o di evidente urgenza come le valutazioni dell’Anm sulla strage di Cutro (che dire dell’ordinanza del gip di Crotone che voleva essere sarcastico?) che pure erano all’ordine del giorno. Niente da fare, cambio di programma con la sola opposizione dei tre rappresentanti nel parlamentino di Magistratura democratica. Che in una nota denuncia il «paradosso» degli altri gruppi che sono tornati indietro dalle loro richieste, così rinunciando a «trattare le questioni rilevanti per ciascun magistrato e per la magistratura nella sua posizione tra le istituzioni e nella società». Per la tragedia di Cutro solo un minuto di silenzio, a inizio riunione.

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