Il governo in difficoltà: «Presto nuove regole»
Giustizia Solo tre mesi fa l'ok al ddl sulla Cybersecurity
Giustizia Solo tre mesi fa l'ok al ddl sulla Cybersecurity
Richieste di informative urgenti, interrogazioni parlamentari, proposta di una commissione d’inchiesta. Le opposizioni hanno letto nella vicenda del furto dei dati, «frutto di giochi di potere tutti interni al centrodestra», un’occasione per ribaltare due dei principali assi della narrazione di Meloni: vittimismo e complottismo.
Il dossieraggio orchestrato dalla società Equalize di Enrico Pazzali imbarazza il centrodestra sia perché ha evidenziato che i sistemi di cybersicurezza italiani sono un colabrodo, con i dati alla mercé di chiunque, ma anche per aver messo ancora in risalto la faida interna ai partiti di maggioranza, condotta anche a colpi di schedature.
Palazzo Chigi ha dovuto in fretta annunciare l’arrivo di nuove regole, anche se solo tre mesi fa è entrato in vigore il ddl cybersecurity che prevedeva l’aumento delle pene per questo tipo di reati ma non risorse o strumenti di prevenzione. Per questo il governo, travolto dalla cronaca, non può risolverla parlando di inasprimento ma deve trovare altre strade per contrastare le intrusioni illecite nelle banche dati. Al lavoro ci sarebbero il sottosegretario Alfredo Mantovano e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ieri ha incontrato la premier a Palazzo Chigi. L’intenzione sarebbe quella di rivedere, entro novembre, il sistema degli alert che scattano in caso di accessi illeciti e quello dei controlli. Tutto quello che mancava nel testo varato solo qualche settimana fa.
Del caso si occuperanno anche il Copasir, che ha chiesto gli atti alla procura di Milano (come avvenne per il caso analogo del finanziere Pasquale Striano), e la commissione Antimafia, il cui ufficio di presidenza si riunirà oggi per valutare le azioni da intraprendere. Mentre il ministro della Difesa Crosetto ne approfitta per accreditare le sue accuse dei mesi scorsi che avevano creato numerose polemiche («Da quando ho lanciato l’allarme sul caso dossier si è aperto un vaso di Pandora», ha dichiarato), Pd, M5S e Avs chiedono a Meloni di spiegare in Parlamento «questo grave squarcio di illegalità», come lo ha definito Giuseppe Conte. Il governo, «assiste inerme a una guerra intestina tra gruppi di potere giocata sulla pelle della democrazia italiana», accusano i dem chiedendo di sapere «come sia possibile che sia stato violato il sistema dello Sdi e se esiste e quale sia l’eventuale grado di coinvolgimento di pezzi di apparato dello Stato». Matteo Renzi, che risulta tra i politici spiati su cui indaga la procura di Milano, si è costituito parte civile.
Intanto, un ulteriore faglia si è aperta nel centrodestra lombardo. Pazzali avrebbe fatto ricerche anche sul presidente del Senato, Ignazio La Russa, e sulla sua famiglia e sulla ministra Santanché ma continua a essere difeso dal presidente della Lombardia Attilio Fontana che l’ha nominato al vertice della Fiera di Milano: «È una persona che ho sempre stimato e che continuo a stimare. Di questa faccenda sono stupito perché io non sapevo assolutamente nulla», mette le mani avanti il governatore. Mentre La Russa, che domenica definiva il fondatore di Equalize «un caro amico», ieri si è svegliato «allarmato e disgustato» per il coinvolgimento dei suoi figli.
Ospite di Rai1, il presidente del Senato ha chiesto a Pazzali di riferire alla magistratura «chi sono i mandanti di questi dossieraggi. Questo è molto inquietante, non credo alle cose occasionali. Avrebbe dovuto chiedere a me se voleva sapere qualche cosa – ha aggiunto – se mi avesse chiesto se i miei figli avessero procedimenti penali, gli avrei risposto di no».
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