Politica

Cascina Spiotta, 50 anni dopo un nuovo processo agli ex Br

Cascina SpiottaCascina Spiotta – Wikipedia

Storia senza fine Nella sparatoria morirono Cagol e il carabiniere D’Alfonso. Prima udienza a febbraio

Pubblicato circa 12 ore faEdizione del 31 ottobre 2024

A quasi cinquant’anni di distanza dai fatti, ci sarà un nuovo processo per la sparatoria di Cascina Spiotta, avvenuta in provincia di Alessandria il 5 giugno del 1975 e durante la quale persero la vita la brigatista Mara Cagol e il carabiniere Giovanni D’Alfonso. Il rinvio a giudizio depositato ieri dalla gip di Torino Ombretta Vanini riguarda gli ormai ottuagenari ex Br Mario Moretti, Renato Curcio e Lauro Azzolini. Non luogo a procedere per un quarto, Pierluigi Zuffada, il cui reato «concorso anomalo in omicidio» è prescritto.

La Dda piemontese ha riaperto il caso dopo un esposto del figlio di D’Alfonso che chiedeva di dare un nome e un volto a uno dei partecipanti alla sparatoria. Per chi indaga si tratterebbe di Azzolini. Il caso di Cascina Spiotta, in realtà, era già stato abbondantemente indagato e c’era già stato un processo. La sentenza, però, è andata perduta con l’alluvione che colpì il Piemonte nel 1994 e allora ecco che tutto ricomincia da capo. Sembra assurdo, ma è proprio così che sono andate le cose.

La prima udienza del nuovo processo, dunque, è stata fissata per il 25 febbraio prossimo alla Corte d’Assise di Alessandria. Lo scontro a fuoco tra carabinieri e Br avvenne nel contesto del rapimento dell’imprenditore Vittorio Vallarino Gancia da parte dei brigatisti. Secondo i pm Ciro Santoriello ed Emilio Gatti, che hanno coordinato le indagini del Ros, a sparare sarebbe stato Azzolini che poi sarebbe fuggito dalla Spiotta.

Resta ancora un nodo sull’ammissibilità delle intercettazioni disposte a carico di Azzolini: a scioglierlo dovrà essere la Corte di Alessandria. Il suo avvocato, Davide Steccanella, che da mesi segnala valanghe di presunte violazioni nella procedura e che dopo il rinvio a giudizio si affida a una metafora manzoniana: «È evidente che la storia, qui a Torino, è al contrario delle nozze fra Renzo e Lucia: quel matrimonio non s’aveva da fare, mentre questo processo s’ha da fare. Nonostante sia del tutto nullo». Secondo le parti civili, sostenute dall’ex giudice Guido Salvini e da Nicola Brigida, «il processo esprime un desiderio certo non di vendetta, ma di verità e di giustizia».

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento