Il «Fuoco santo» di Gerusalemme aggrava lo scontro tra le chiese di Russia e Ucraina
La Pasqua ortodossa e il «miracolo» al Santo Sepolcro sono diventati un altro campo di battaglia per Mosca e Kiev
La Pasqua ortodossa e il «miracolo» al Santo Sepolcro sono diventati un altro campo di battaglia per Mosca e Kiev
Tensioni con le autorità israeliane e i riflessi della guerra in Ucraina sulle già difficili relazioni tra il Patriarcato di Mosca e la Chiesa autocefala di Kiev, hanno segnato ieri il rito del «Fuoco santo» al Santo Sepolcro di Gerusalemme, uno dei momenti più suggestivi e sentiti della Pasqua ortodossa in Terra Santa. La polizia israeliana ha limitato per motivi di sicurezza a un totale di 4.000 persone la partecipazione alla cerimonia, di cui 1.800 all’interno della chiesa. In passato erano oltre 10mila. Dal Patriarcato greco-ortodosso hanno fatto sapere di essere «stufi delle restrizioni alla libertà di culto».
A Pasqua il Santo Sepolcro assume un significato particolare e diventa un ambito per l’affermazione della «vera Ortodossia» e di denuncia di ogni eresia e scisma. Con l’attacco russo all’Ucraina, la Pasqua ortodossa e il rito del «Fuoco santo» sono diventati un altro campo di battaglia per le due parti. Uno scontro religioso che già in passato aveva portato all’esclusione degli ucraini dalle celebrazioni pasquali in Terra Santa. «Nessuna forma di partecipazione, nemmeno semplice preghiera intorno ai luoghi santi, per i rappresentanti delle strutture scismatiche», ha proclamato in questi ultimi anni il Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, Teophilous III, vicino ai russi. Anche ieri gli «scismatici ucraini» sono stati tenuti lontani dal «Fuoco santo».
Il «miracolo» avviene alla vigilia della Pasqua, in una lampada piena d’olio con 33 candele che simboleggiano gli anni della vita di Gesù Cristo. Le luci e le candele del Santo Sepolcro si spengono e i Patriarchi si mettono davanti al lucernario in attesa che il fuoco «discenda sopra di loro». Quindi le candele vengono divise per essere portate nelle terre di fede ortodossa e la maggior parte di esse viene requisita dai russi, i più devoti a questa tradizione. Il metropolita di Kiev si accontenta perciò di un falò autocefalo
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