Economia

Il fisco cambierà volto tra promesse epocali e un salto a 50 anni fa

Il fisco cambierà volto tra promesse epocali e un salto a 50 anni faIl viceministro all'Economia Maurizio Leo – Ansa

Il caso Approvata la delega fiscale, tra due anni dovrebbe vedere la luce. Polemiche sulla Flat Tax, i concordati, gli sconti e le nuove iniquità. Giorgia Meloni: "Una riforma chiara, organica e storica"

Pubblicato circa un anno faEdizione del 5 agosto 2023

Per capire il segno politico della delega fiscale al governo Meloni, diventata legge ieri alla Camera con 184 voti favorevoli compresi quelli di Italia Viva e 85 contrari, ricordiamo cosa ha detto il 18 maggio scorso in audizione alla commissione finanze della Camera Giacomo Ricotti, responsabile del Servizio assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia. Già allora si ragionava sul provvedimento fiscale più simbolico contenuto nella delega oggi composta da 23 articoli, distribuiti in cinque titoli, che terrà impegnati il governo e il parlamento per i prossimi due anni dato che dovranno essere emanati specifici decreti legislativi. Parliamo della «Flat tax», la dichiarazione di guerra leghista allo sbrindellato sistema fiscale italiano che ha incontrato più di qualche perplessità nei partner di governo come Fratelli d’Italia.

LA BANCA D’ITALIA ha segnalato che un sistema ad aliquota unica insieme a una riduzione del carico fiscale «potrebbe risultare poco realistico per un paese con un ampio sistema di Welfare, soprattutto alla luce dei vincoli di finanza pubblica». E che «l’estensione dei regimi sostitutivi potrebbe ridurre l’equità del sistema». E poi poneva anche il problema delle coperture: «Non è chiaro né quali incentivi fiscali saranno oggetto della razionalizzazione, né quindi l’entità delle risorse che potranno essere recuperate».

LA FLAT TAX non sarà introdotta in un colpo solo, ma ci si arriverà in diversi passaggi alla fine della legislatura. Per ora l’idea è ridurre a tre le attuali quattro aliquote Irpef. Che però saranno difficilmente cancellabili. Il viceministro all’economia Maurizio Leo ieri ha cercato di declinare un’unità fiscale dei contrari in cui l’aliquota unica della «flat tax» coesiste con il suo opposto. «Vogliamo addolcire la curva delle aliquote per poi andare verso la flat tax ma senza abbandonare la logica della progressività che si può ottenere anche attraverso il meccanismo delle deduzioni e delle detrazioni» ha detto. Sta di fatto che si vorrebbe introdurre una «flat tax», senza però al momento soffermarsi né sull’aliquota, né sulle detrazioni per garantire la progressività, o su quanto costerebbe l’operazione. Il dispositivo approvato ha un sapore di delega in bianco.

IL VICEMINISTRO LEO ha sostenuto di ispirarsi alle riforme firmate negli anni Cinquanta e Settanta da Ezio Vanoni e Bruno Visentin. Ambizioni intellettuali giustificate dalla volontà di potenza di «cambiare volto al sistema tributario». Il senso del paragone risulta però stravagante. Per ora si osserva un discreto tentativo di frammentare e corporativizzazione del sistema tributario; una disparità di trattamento, a parità di reddito, tra lavoratori autonomi e dipendenti; le imprese, rendite finanziarie e immobiliari sarebbero tassati meno di lavoratori e pensionati e tenuti fuori dal vincolo della progressività. È stato recepito un ordine del giorno dei Cinque Stelle sulla tassazione delle multinazionali, ma non c’è traccia di imposte sui grandi patrimoni e sugli extraprofitti. Così il governo, in tre passaggi parlamentari, e in poco più di tre mesi, ha compilato un trattato di metafisica fiscale che contiene tra l’altro promesse sullo sconto su straordinari, premi di produttività e tredicesime. E forse una scommessa su 3-4 miliardi per tagliare l’Irpef. Difficili da trovare con l’economia che rallenta. Se ci saranno lo si vedrà nella Nadef in autunno.

AI TONI EPOCALI l’opposizione del Pd, Cinque Stelle e di Verdi-Sinistra ha contrapposto tutt’altra visione. «La delega è una patacca che non abbasserà le tasse di mezzo euro»; «rende più profonde le già insopportabili iniquità del sistema»; introduce «nuovi regimi di favore»; «mirabolanti promesse» di riduzioni fiscali, «privilegi corporativi». E c’è «un premio ai grandi evasori», Il riferimento è al «concordato biennale preventivo»: l’Agenzia delle Entrate fisserebbe l’ammontare dell’imposta sui redditi: chi accetta per due anni non subirà controlli. Dovrà però versare l’Iva.

«UNA RIFORMA chiara ed organica che l’Italia aspettava da 50 anni» ha detto la presidente del Consiglio Meloni. «Una controriforma – ha detto al contrario la Cgil – Dopo oltre dodici condoni già approvati nei mesi scorsi, che ci porta indietro di 50 anni». Prima dell’ultima riforma a cui il governo ha detto di ispirarsi.

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