«Ho preso la decisione di ritirare il mio film Atmospheric Arrivals dal Forum Expanded della Berlinale e non parteciperò al festival. Mi sono unito agli oltre mille artisti e lavoratori culturali che hanno firmato la chiamata di Strike Germany a boicottare le istituzioni culturali tedesche». Inizia così il comunicato diffuso su Instagram da Ayo Tsalithaba, regista ghanese e del Lesotho. Definendo in maniera più specifica le ragioni della scelta, prosegue: «Questa è una risposta alla censura governativa tedesca fascista e razzista, alla repressione e all’appoggio a una violenza inaudita contro i palestinesi, oltre che un sostegno allo sciopero dei militari statunitensi e inglesi in Yemen».

IL MOVIMENTO Strike Germany cresce ogni giorno che passa, sul sito www.strikegermany.org l’elenco di firmatari è lunghissimo, tra loro ci sono musicisti, dottorandi, curatori, professori, artisti, registi e così via. Come spiegato dall’organizzazione, «Strike Germany è un appello a rifiutare l’uso da parte delle istituzioni culturali tedesche di politiche maccartiste che reprimono la libertà di espressione, in particolare le espressioni di solidarietà con la Palestina». Lo strumento scelto è il boicottaggio.
Quello di Ayo Tsalithaba è il primo gesto che riguarda in maniera specifica la Berlinale, il grande festival del cinema in programma dal 15 febbraio. Non ancora tutti i film sono stati annunciati e Tsalithaba potrebbe non essere il solo, nonostante il Forum si sia detto rammaricato della scelta del regista, definendosi «un luogo di dialogo». Intanto nella sezione Panorama è stato selezionato No Other Land, film firmato da registi sia israeliani che palestinesi e che racconta la distruzione della località Masafer Yatta, in Cisgiordania.